Dante Fusi e Giancarlo Dozza terranno presso il Circolo di cultura omosessuale, Harvey Milk, un laboratorio di teatro, a partire da metà ottobre. Sarà un percorso che porterà a formare una compagnia LGBT di teatro, prima in Italia. Ma il tutto non si fermerà con il laboratorio, perchè in teatro, e nella vita, non si finisce mai di imparare nuove cose. E il teatro fa bene, aiutando a prendere coscienza di se stessi. Sabato 28 settembre alle ore 20,00 ci sarà in Via Soperga 36, presso la sede del Guado, una “Cena sul palco”, dove il progetto sarà presentato. Il laboratorio inizierà lunedì 14 ottobre e per tutti i lunedi, sempre alle ore 20,30, ci terrà impegnati per un interessante percorso.
Chi è Dante e chi è Giancarlo?
Dante: “Io sono Dante e lui è Giancarlo. Siamo due uomini over 60 che hanno trascorso più di metà della loro vita in coppia, con una moltitudine di interessi che non si sono ancora spenti. Siamo due uomini che hanno una formazione culturale da autodidatti e non derivante dalla scuola ma, dal nostro interesse.
Quale è il vostro percorso artistico?
Dante: “Ho avuto il pallino del teatro e, dopo il diploma, avrei voluto frequentare l’Accademia del Piccolo o dei Filodrammatici. In casa c’era un “padre padrone” che mi mandò a lavorare. Sono partito per il servizio militare, ho trovato un lavoro e ho iniziato, poi, a frequentare corsi di recitazione per due anni. Collaboro con dei cabarettisti e, quando ho conosciuto Giancarlo, l’ho tirato dentro. Il teatro era una mia passione. Abbiamo avuto esperienze con compagnie a livello amatoriale. Quando ho smesso di lavorare ho fatto teatro in modo più serio arrivando a recitare al Teatro San Babila con Piero Mazzarella”.
Giancarlo: “Sono arrivato dopo, inizialmente mi sono occupato esclusivamente di back stage poi qualche partecipazione, la scelta di esibirmi en travesti e. Zelig mi chiamò. Io chiamai Dante dicendogli che non avrei fatto nulla se non ci fosse stato anche lui. La mia prima parte importante è stata ne “La Marcolfa”, farsa di Dario Fo, dove facevo il marchese di Trerate e Dante interpretava, prima e unica volta. il personaggio femminile di Marcolfa, tagliandosi quei baffi che mi hanno fatto innamorare di lui, la prima volta. Ho smesso l’università per paura degli esami e ho fatto un lavoro e mi son dedicato al teatro dove ogni volta è un esame”. Dante e Giancarlo: “Il 19 ottobre debutteremo al Teatro Caboto di Milano nella compagnia de “I visconti”, che farà solo teatro dialettale”.
Improvvisazione: su questo si baserà il laboratorio teatrale che avvierete con il nostro Circolo Harvey Milk. In che cosa consiste come concetto a livello performativo e a livello umano?
Dante: “A livello artistico è una dote che un attore deve avere: a teatro, differentemente dal cinema, sai cosa c’è dietro. Tu sei sul palco e devi dire le battute. Spesso ci si dimentica delle battute e occorre una prontezza nei riflessi, riportando il tutto sui binari. Capita anche che chi è con te in scena inventi una battuta che non era nel copione e che tu debba rispondere; può anche dimenticarsela, toccando a te riprenderla: magari in forma interrogativa o in terza persona. Nella vita di tutti i giorni l’improvvisazione ti serve per non rimanere in panne di fronte agli ostacoli della vita quotidiana. Devi sapere come affrontarli e l’improvvisazione ti aiuta a vincere i complessi che hai, eliminando le timidezze, mettendoti in gioco. Diventa una reazione: trovi, per esempio, davanti a te tre soggetti che ti chiudono la strada. Non sai cosa vogliano da te. Tu non devi rimanere fermo, immobile, ma devi reagire; improvvisando, appunto, e avendo pochi secondi per decidere cosa fare”.
Perchè esiste l’esigenza di teatro oggi come oggi?
Dante e Giancarlo: “Esiste perchè in tutto il mondo, in Italia in particolare, la cultura sta morendo. Le librerie chiudono perchè la gente non legge più e, se ha una somma di denaro, spesso preferisce un capo firmato piuttosto che acquistare un capo non firmato e due libri. Fare teatro ci porta a leggere e a fare ricerche su autori, testi. Tutto è concatenato: impari a parlare correttamente, a comprendere la realtà e, quando si legge un libro, si inizia a leggerlo come se si dovesse recitare, provando gusto. Recitando impari: la dizione e la recitazione ti portano a leggere un libro come fosse un testo da portare sul palco. E’ un divertimento”.
Quale è il percorso che il laboratorio teatrale vorrà intraprendere?
Dante e Giancarlo: “Il laboratorio in genere inizia con la dizione, fase noiosa, ma è la base. Si procede con la respirazione, con il testo a cui legare l’espressività. Si inizia, così, col leggere delle poesie per fare pratica. Si giunge all’improvvisazione, parlata e non parlata; allo studio dei personaggi, in quanto sul palco li vediamo in un particolare momento di una loro intera esistenza, avendo avuto un loro prima e un loro dopo. Il bello e il difficile del teatro è che “io”, Dante o Giancarlo, o chiunque stia recitando, ho un mio percorso e devo dare corpo e voce a un personaggio, magari in modo diverso da ciò che io sono. Salgo sul palco, non esisto più e divento un lui o una lei ma, finita la rappresentazione, devo ritornare me stesso”. Dante: “Il personaggio che si rappresenta non deve influenzare la tua vita privata”. Giancarlo: “Ha molta importanza il trucco teatrale. Ti fa diventare completamente un altro. In teatro tutto è importante: scenografia, costume, trucco. Se devi fare il barbone devi vestirti come tale, senza curarti, una volta indossato, del costume e di cosa gli altri penseranno”.
Parliamo dell’obiettivo che vi date attraverso il laboratorio?
Dante e Giancarlo: “Innanzitutto quello di diffondere la cultura: portare cultura anche divertendo. In secondo luogo si vuole formare in Italia la prima compagnia LGBT, che faccia di tutto, non solo testi a tematica”.
Che cosa una persona che vuole partecipare al laboratorio deve saper cambiare di sé stesso?
Dante: “Non deve cambiare nulla di se stesso perché è il laboratorio di teatro che gli farà cambiare qualcosa. Il teatro è un toccasana per gli insicuri, per i timidi, per chi ha difficoltà di espressione”.
Giancarlo: “Non si deve cambiare nulla, ma ci si accorgerà che qualcosa in loro è cambiato, riuscendo a parlare in pubblico, per esempio. Ci si accorgerà di avere una potenza vocale, aiutando a dosare la voce”.
Il teatro è anche terapia?
Dante: “Sicuramente sì. Tutti sogniamo di essere protagonisti in ogni campo, ma quando dobbiamo mostrare agli altri perchè vogliamo essere protagonisti ci sopraggiungono paure, timori, tremori, dubbi. Nel momento in cui si dice di fare una determinata parte in teatro, si finisce sul palco con una spinta e le incertezze passano all’improvviso. Il teatro aiuta a prendere coscienza di te stesso”.
Giancarlo: “Da diversi anni hanno portato a recitare persone disabili e attori tengono corsi per manager di azienda”.
A chi è rivolto il progetto?
Dante e Giancarlo: “E’ rivolto a chi vuole partecipare: non ci sono limiti di età, non ci sono ostacoli di sesso, orientamento, identità di genere. Tutti possono accedere. Si richiede solo convinzione e volontà di impegnarsi. Il percorso, che non si esaurisce col laboratorio, andrà da ottobre a maggio. Di cose da imparare, comunque, ce ne saranno sempre”.