Si attende come Circolo Culturale LGBT Harvey Milk per venerdì 30 maggio ORE 18,30, aperitivo, ore 19,00, incontro e dibattito, l’appuntamento con “Storia del teatro a tematica”, presso la sede Guado di Via Soperga 36, Milano. Danilo Ruocco, scrittore, storico e giornalista, affronterà, quale nostro relatore ospite, Luchino Visconti regista teatrale, e lo abbiamo intervistato per prepararci all’incontro. Vedremo Danilo affiancato da Mario Cervio Gualersi, giornalista Pride e direttore di Illecite Visioni, rassegna teatrale a tematica che si tiene a Milano, e da Pasquale Marrazzo, regista e autore teatrale di opere spesso riprese dalla produzione di Fassbinder.
1. Chi è Luchino Visconti regista teatrale?
Visconti è sicuramente stato uno dei registi teatrali italiani più importanti del secondo Novecento. Un regista autoriale che ha realizzato una serie di spettacoli diventati memorabili e ha lavorato per svecchiare l’attardato mondo teatrale italiano e la società italiana stessa.
2. Che cosa cambia nella poetica e nell’estetica in Luchino Visconti regista teatrale?
Rispetto al Visconti regista cinematografico o al regista di teatro lirico direi, sostanzialmente nulla. La stessa cura “maniacale” per i dettagli. La stessa serietà nell’affrontare il testo. Lo stesso impegno nella realizzazione dello spettacolo. La stessa voglia di fare un prodotto artistico e “impegnato” allo stesso tempo. Purtroppo, degli spettacoli di prosa non ci resta che qualche foto, qualche bozzetto e le recensioni dell’epoca. Ma questo è il teatro: l’effimero in arte.
3. Come affronti e hai affrontato Luchino Visconti?
Il mio interesse per Visconti è nato da ragazzino con la visione di tutti i suoi capolavori cinematografici. Poi ho avuto occasione di approfondire sia il cinema, sia il teatro di prosa viscontiano, in quanto ho tenuto un ciclo di conferenze proprio su Visconti. Mi interessano soprattutto il suo metodo di lavoro; gli obiettivi che voleva raggiungere con i suoi spettacoli e le reazioni che essi suscitarono nel pubblico. Visconti era un uomo e un artista scandaloso e di ciò ho avuto modo di parlare in più occasioni.
4. Quali sono le opere più importanti e significative della produzione teatrale di Visconti?
Visconti ha portato in scena ben 45 opere di prosa e molti dei suoi spettacoli fecero epoca, a partire dal suo clamoroso debutto nel 1945, quando, al Teatro Eliseo di Roma, esordì come regista dei Parenti terribili di Jean Cocteau. Uno scandalo! Sia per il crudo realismo della messinscena, sia perché il testo porta alla ribalta una situazione incestuosa che coinvolge una madre e suo figlio.
Altri lavori memorabili furono le regie dei testi di Tennessee Williams (Zoo di vetro; Un tram che si chiama Desiderio) o quelle goldoniane, come La locandiera. Un capolavoro assoluto. Importanti, poi, il lavoro svolto su Miller o la sua collaborazione con Testori…
5. Come tratta, affronta e rappresenta la tematica Lgbt Luchino Visconti in teatro?
Visconti era attratto dalle situazioni sessualmente “scabrose”, fossero esse eterosessuali o omosessuali. Non gli interessava mostrare delle situazioni “normali”, ma i momenti di tensione, di crisi. Momenti in cui i sentimenti diventano irrefrenabili ed esplodono.
Era sua intenzione sconvolgere lo spettatore sul piano emotivo e razionale al tempo stesso, e attraverso questo sconvolgimento trasmettere una visione critica del reale.
Non è un caso che più di un critico abbia avanzato l’ipotesi che Visconti abbia, sia nel teatro di prosa e sia nel cinema (e non soltanto nel teatro d’opera), realizzato sempre e comunque dei melodrammi, ovvero degli spettacoli dove le emozioni forti dei personaggi fossero palesi e portassero l’azione alle estreme conseguenze.
Ciò detto, va specificato che, ad esempio, sia nell’Adamo di Achard, sia nell’Arialda di Testori, Visconti affrontò il tema dell’omosessualità in modo del tutto inconsueto nel teatro a lui contemporaneo: ovvero mostrò come gli omosessuali potessero essere dei personaggi positivi, con affetti veri e sentimenti autentici. Non li ridicolizzò, né stigmatizzò il loro stile di vita.
Ciò provocò delle reazioni scomposte sia di parte del pubblico, sia di molta critica (non solo di Destra); nonché l’intervento delle Istituzioni che arrivarono a censurare e a bloccare la messinscena degli spettacoli.
6. Esiste un metodo teatrale, o una filosofia, poetica, corrente culturale che si rifà, magari ancora oggi, allo stile di Visconti, potendo dire, così, che il teatro di Visconti abbia lasciato un segno nella storia del teatro e, in particolare, quello a tematica?
Molti hanno tentato di ricreare quelle atmosfere uniche che Visconti sapeva creare a teatro. Visconti, infatti, è stato preso a modello da più di un regista, ma gli esiti non credo siano stati in grado di dar vita a una scuola viscontiana.
Diverso, invece, il discorso da fare sul teatro omosessuale. Anche grazie all’opera di Visconti (e agli scandali che suscitò), la società italiana è cambiata e, quindi, anche la rappresentazione dell’omosessualità lo è. Credo che oggi, nessuno spettatore teatrale possa sentirsi offeso di fronte a un personaggio omosessuale portatore di messaggi positivi e il cui comportamento non sia messo in ridicolo o stigmatizzato. Ciò lo si deve, certamente, anche a Visconti.
Intervista a cura di Alessandro Rizzo