Storia di Ottavio Mario Mai
Venerdì 17 gennaio alle ore 18,00, con un aperitivo, e dalle ore 19,00 con il consueto dibattito, ospiteremo come Circolo Milk, presso la sede Guado di Via Soperga 36, la presentazione della graphic novel “Negli occhi il CINEMA, nelle mani l’AMORE – Storia di Ottavio Mario Mai”, Espress Edizioni, di Giovanni Minerba, Elsi Perino e Mattia Surroz. Ci saranno gli autori e l’incontro sarà moderato da Alessandro Golinelli, noto scrittore e regista. Abbiamo posto delle domande ai partecipanti. Riportiamo le risposte di Alessandro Golinelli, in attesa delle prossime, preparandoci all’evento e all’incontro con i nostri ospiti. “Il lavoro di Ottavio, però, non riguarda – anticipa Alessandro – solo il festival, ma anche una visione di cinema militante, sperimentale e innovativo insostituibile in quegli anni e che fortunatamente ancora continua e che il festival ogni anno ripropone”.
1. Cosa è cambiato, culturalmente, socialmente, politicamente da quel 1981, quando fu realizzato il primo gay pride italiano, dopo una lunga militanza di Ottavio Mai all’interno del FUORI, e oggi? Il cinema, l’esperienza di Ottavio hanno cambiato qualcosa?
Il mondo è cambiato moltissimo. Si è passati da una totale invisibilità fino a una sovraessposizione, anche televisiva. Non sempre in positivoin Italia, tra l’altro, ma con sempre più film e telfilm, anche ben fatti, a tema, in tvi. Certo in Italia non ci son stati grossi passi avanti dal punto di vista legislativo e anche spesso nel linguaggio, ed è tuttora ritenuto tollerabile offendere in base alle proprie preferenze sessuali – o religiose o politiche…Però si parla apertamente addirittura di matrimoni e adozioni, i ragzzzi a scuola sanno che cosa è un omosessuale, e che non si mangia i bambini, mentre una volta si poteva anche far immaginare di tutto… Insomma che non sono tutte rose e fiori lo sappiamo ma ora, in considerazione anche di internet, un gay, anche giovane, che voglia trovare storie che lo riguardano non ha le difficoltà di una volta. E se si vive informati e consapevoli si vive meglio. Il lavoro di Ottavio, però, non riguarda solo il festival, ma anche una visione di cinema militante, sperimentale e innovativo insostituibile in quegli anni e che fortunatamente ancora continua e che il festival ogni anno ripropone.
2. Come è cambiata la cinematografia a tematica, in termini di estetica e di contenuto, dai primi anni di vita del festival di Torino, “Da Sodoma a Hollywood”, a oggi?
Il cinema glbt si è fatto sempre meno trasgressivo e più main stream, per vari motivi. Un po’ perchè il mondo è meno rivoluzionario e più perbenista, e poi perché la produzione a tematica ha giustamente preteso di avere la stessa dignità di tutte le altre, e qundi ha proposto temi e storie magari meno forti e dirette alla comunità, ma più appunto al grande pubblico. Naturalmente te con risustati diversi, Ma il legame con la sessualità, anche sfreata e libera, dei primi anni, si è un po’ affievolito a scpito dell’affettività e di altri temi… Siuramente poi, si è molto internazionalizzato, e aparte l?italia, in cui si produce pochissimo a tematica e speso di qualità infima, si è molto internazionalizzato, portando il contributo di culture diverse e spesso sorprendenti, come quella asiatica nell’affrontare l’argomento.
3. Ci sono ancora difficoltà oggi nel proporre un festival a tematica, storico quale quello di Torino, primo in Italia, o non sussistono o, se sussistono, sono differenti da quelle affrontate da Giovanni e da Ottavio ai tempi della sua fondazione?
In Italia è difficile anche respirare, ormai… Figuriamoci fare un festival. Poi, però, grazie solo ed esclusivamente a Giovanni, alla fine il festival si fa…
Intervista a cura di Alessandro Rizzo