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RedazioneBlog

Sulla sentenza della Corte Costituzionale, calma e gesso

Riportiamo con grandissimo piacere le riflessioni di Giovanni Dall’Orto in merito alla sentenza della Corte Costituzionale. Nel ringraziare ancora tantissimo chi ha portato avanti l’iniziativa (Certi Diritti, Rete Lenford e le coppie che hanno presentato i ricorsi), abbracciamo – concordando appieno – le sensate parole di Giovanni. Buona lettura.

Ho passato lo scorso mese ad ascoltare chi (avvocati, giuristi, docenti) di Legge ne sa più di me, in modo da arrivare all’attesa sentenza di ieri da parte della Corte Costituzionale sui matrimoni gay non dico preparato ma almeno informato. E per questo motivo mi suona piuttosto sgradevole passare oggi, dalle argomentazioni eleganti, ragionate e argomentate dei giuristi, alla cacofonia superficiale e alla drammatizzazione esagitata che sono parte ineliminabile (per lo meno nella patria di Pulcinella…) dei discorsi politici.
Da una parte e dall’altra sembrano scatenate le “drama queens”. “Vergogna alla Corte Costituzionale!”, ululano gli uni. “La Corte l’ha messo in quel posto alle assurde pretese dei gay”! strillano gli altri.
Peccato che sbaglino sia gli uni che gli altri.

In primo luogo, perché prima di stabilire cos’abbia detto in realtà la Corte occorre (come sempre in questi casi) aspettare di leggere le motivazioni della sentenza. A quanto è stato anticipato, la Corte ha respinto la richiesta ribadendo la competenza esclusiva del Parlamento nel dirimere la questione. E fin qui ci siamo: è la Costituzione a stabilire questo principio. Ma bisognerà vedere poi in che modo avrà ribadito questa apparente banalità: a questo livello decisionale, spesso il diavolo sta nei dettagli.
Per esempio, se la Corte avesse detto che non può dire la sua perché sul fatto deve decidere il Parlamento, l’accento nascosto non starebbe sulla parola “Parlamento”, ma sulla parola “deve”. Nella sentenza potrebbe esserci, in altre parole, un monito, un richiamo a decidere in tempi ragionevoli sulla questione.
La Corte ce lo ha davvero messo, ‘sto monito? Boh, chi lo sa… Per l’appunto, per saperlo bisogna prima vedere cosa ci starà scritto, nella sentenza. Il cui effettivo valore potrà essere valutato solo quando si potrà contare quanti diavoli e diavoletti stiano nascosti nei dettagli…
Esistono molti precedenti di questioni in cui la Corte ha respinto un quesito la prima volta che le è stato presentato, ma solo per ribadire che sul problema esisteva in effetti un vuoto legislativo, a cui occorreva porre rimedio. E nei casi in cui il Parlamento non lo ha fatto, è successivamente intervenuta per sanare la lacuna, magari al secondo o terzo ricorso.
Insomma, nell’ovattato gergo della politica un eventuale “monito” è in realtà una minaccia gentile. “Non tocca a me decidere”, dice la Corte, “Tocca al Parlamento”. Però il sottinteso che soggiace a questa frase è: “… Certo, se il parlamento persiste a non legiferare, in quel caso mi sento autorizzata a dire la mia”.Leggi tutto »Sulla sentenza della Corte Costituzionale, calma e gesso

IN PROM WE TRUST

Proprio quando il Parlamento varava la storica riforma del sistema sanitario nazionale; mentre Obama firmava la prima e finora unica conquista del suo mandato a più di un anno dall’elezione (consapevole, poverello, che il Nobel sulla fiducia ancora non se l’è riguadagnato) e per l’occasione pronunciava un bel discorso di sana retorica che, si sa, agli americani piace tanto; insomma, mentre si compiva un passo epocale per la democrazia “made in USA”, ecco che dal North Dakota al South Carolina già s’apriva un nuovo dibattito destinato a dividere nuovamente gli americani.

L’accostamento forse stonerà alle orecchie di noi raffinati europei, ma è bene non fare gli snob, per una volta, e concentrarci sui fatti. A Fulton, nello Stato del Mississipi, la Itawamba Agricultural High School (eh, lo so: il nome dell’istituto lascia a desiderare, ma ve l’ho detto di non fare gli snob!) si prepara come ogni anno al tradizionale “prom”, il ballo di fine anno.
E qui sta la vera notizia per noi europei: il ballo di fine anno nelle scuole superiori americane non è una trovata hollywoodiana: esiste davvero! E se lo fanno alla Itawamba Vattelapesca School di Fulton, c’è da credere che lo facciano proprio dappertutto.
Perfino gli ingredienti pare siano davvero quelli tramandati da una gloriosa tradizione di film, da Grease in poi: abiti ed acconciature orribili per le signorine, giacca e cravatta (quest’ultima rigorosamente inguardabile) per i cavalieri, un Re e una Regina eletti tra i più popolari e cool della scuola, l’immancabile ponce, l’immancabile sbronza con ben altre bevande alcoliche e per alcuni l’ultima possibilità di perdere la verginità prima del college…Leggi tutto »IN PROM WE TRUST

La purga di Harry Potter e il libero pensiero.

ARESI1-FOTOaNoi amiamo Daniel Radcliffe, da febbraio ufficialmente testimonial del The Trevor Project, associazione americana, per la quale l’attore si era già speso con donazioni luculliane e che si occupa della prevenzione dei suicidi e dei disagi in generale per i giovani omosessuali. Non bastasse questo, le  copertine di riviste specializzate, le numerose dichiarazioni di totale comprensione della realtà gay e di vicinanza nella lotta ai nostri diritti, ci rendono ancora più simpatico il fanciullo, il quale già da qualche tempo (soprattutto grazie alle grandi abilità della su’ mamma) era entrato a pieno titolo nell’immaginario omosessuale dopo il notevole exploit teatrale in Equus in abiti particolarmente adatti a mostrare tutto il suo splendore attoriale (si vedano le fotografie allegate al qui presente e delirante articolo).

Ma non è di questo che vogliamo parlare oggi, quanto piuttosto, data l’identificazione tra Radcliffe ed Harry Potter, dei gravi pericoli che l’umanità tutta corre leggendo i perigliosi libri o guardando i perfidi film che il maghetto hanno per soggetto. Sotto le dolci spoglie di questo amorevole ghirigogolo e del suo maestro gay Albus Silente (nonché di quella sfranta di Piton, scivolata di fresco, come noto, fuori dall’ultimo album di Renato Zero) si celano infatti terribili insidie per i sacri valori dell’occidente tutto… e non mi riferisco ad un ipotetico impudico uso delle bacchette magiche, come tu, oh empio pervertito che mi leggi, stai supponendo.Leggi tutto »La purga di Harry Potter e il libero pensiero.

Quando l’associazione ha un volto… anzi, 120!

Conosciamo oggi Raffaello, uno dei nostri soci sempre in prima linea, qualunque tempo ci sia, quando c’è da scattare e scendere in piazza!

DSCF0056Presentati! Da quanto sei tesserato al Milk? Come hai conosciuto l’associazione?

Ho 63 anni mi chiamo Raffaello, sono impiegato del Comune Milano, amante della musica classica e lirica, tesserato dal gennaio 2009. Il Milk e in particolare il mio grande amico Stefano lo ho conosciuto nel dicembre 2008 quando questa giovanissima realtà ha messo in moto una splendida serata in occasione della Giornata Mondiale per la Lotta all’AIDS 2008, con L’incoronazione di Poppea al Teatro Dal Verme di Milano,una serata storica per un amante anche della musica classica: mi ha fatto conoscere una splendida realtà di Milano, e quanto ve ne era bisogno.
In seguito, tramite un mio carissimo amico Lorenzo mi sono subito legato al Milk e alle sue iniziative. In una fredda sera del dicembre 2008 in piazza Duomo alcune associazioni scesero in piazza per manifestare contro il Vaticano che approva la pena di morte per i gay (Stefano era legato a un palo su un rogo simbolico e io purtroppo ero nel ruolo del frate inquisitore). Parlando con lui ci fu subito un feeling che mi ha legato al Milk e ai suoi giovani soci: io purtroppo anzianotto e solo, ma in prima linea da sempre per i diritti delle persone LGBT e la lotta contro AIDS.Leggi tutto »Quando l’associazione ha un volto… anzi, 120!