Si avete letto bene! Negli anni 70 un simpatico manipolo di produttori turchi ha pensato bene di realizzare una versione locale dell’immortale capolavoro della MGM. In realtà si tratta di un remake velato: il titolo esatto in turco è “Ayşecik ve Sihirli Cüceler Rüyalar Ülkesinde” che nella nostra lingua suona pressappoco come “La piccola Ayşecik e i magici nanetti nella terra dei sogni”. Il cambio di titolo fu dettato dalla necessità di evitare grane legali con la MGM, ma è ovvio quanto ogni singolo elemento del film sia lì solo per richiamare l’immortale capolavoro con Judy Garland. Certo, in questo remake qualche differenza rispetto all’originale c’è…
La trama a grandi line è questa: Aysecik, una leggiadra ragazzina di approssimativamente 12 anni (ovviamente nel film è interpretata da un’attrice che di anni ne dimostra almeno 35 ed è leggiadra più o meno come Wanna Marchi quando pubblicizzava i suoi scioglipancia), vive in una fattoria situata in una remota, brulla e semi-desertica regione turca. Dopo che un tornado si è abbattuto sulla sua casa, la nostra eroina si trova proiettata in un mondo fantastico (curiosamente anch’esso remoto, brullo e semi-desertico) abitato da fastidiosissimi nanetti.
I nostri piccoli amici in un batter d’occhio la incoronano loro nuova regina, dopodiché la cacciano dal loro ridente paesino: in fondo, la storia deve andare avanti in qualche modo! Così la Dorothy ottomana intraprende un lungo viaggio alla volta della mitica Città di Smeraldo seguendo un improbabile sentiero giallastro (per mancanza di fondi, al posto del mitico “yellow brick road” i produttori optano per una semplice stradina di terra battuta, più tendente al marron che al giallo).
Ora: per circa 45 minuti Aysecik attraversa un’indefinita boscaglia dove incontra nell’ordine:
un effeminatisimo uomo di paglia.
un laghetto pieno di alghe e altre schifezze che la nostra eroina ammira per un buon 5 minuti come se stesse contemplando la cosa più bella del mondo.
un imbranatissimo uomo di latta.
sempre lo stesso desolante laghetto ma, dato che il regista lo inquadra da un’altra angolazione, noi dovremmo fingere si tratti un lago totalmente diverso.
un attore con un pigiama marrone e un po’ di pelliccia intorno al collo che cerca goffamente di spacciarsi per leone codardo. Ovviamnte la nostra Dorothy ci casca in pieno e non c’è da stupirsi: una che scambia una fogna a cielo aperto per un lago è davvero disposta a credere a tutto!
di nuovo lo stesso putrido laghetto. L’entusiasmo della nostra eroina sembra essere notevolmente scemato: al terzo laghetto è normale mostrare segni di sfinimento.
Finalmente dopo quelle che ci sono sembrate 5 ore di film (in realtà sono a mala pena passati 50 minuti) vediamo la terribile strega dell’ovest (che sempre per problemi di copyright è stata ribattezzata Kötü Cadi, la Strega del Sud). Ci basta un colpo d’occhio per capire come mai Kötü non è apparsa prima nella pellicola: il trucco è talmente dilettantesco e la recitazione talmente sopra le righe che gli stessi produttori si devono essere vergognati di mostrarcela, tenendola giusto per le scene in cui non se ne poteva fare a meno.
Come da copione Dorothy alias Aysecik sconfigge la cattivona gettandole addosso dell’acqua così che lei, al contatto con il liquido, si sciolga all’istante. Incredibile a dirsi, ma la cosa accade sul serio! Per realizzare il trucco da strega i truccatori hanno evidentemente utilizzato semplicemente un po’ di pongo attaccandolo al viso dell’attrice con della colla di infima qualità. E’ perciò abbastanza normale che un tale papocchio si squagli in un nanosecondo ottenendo però un notevole effetto speciale.
Tutto è bene quel che finisce bene: Aysecik può tornare nella sua desolatissima fattoria dove lavorerà per il resto della propria vita ridotta in semi-schiavitù dagli amorevoli genitori, Oz è libero dalla cattivissima strega del Sud (e non è detto che, di lì a poco, il suo ruolo verrà sostituito da una più operosa strega del Nord, così da far felici i nanetti che alle ultime elezioni hanno votato Lega), il leone, l’uomo di latta e lo spaventapasseri festeggiano la partenza di Aysecik (probabilmente anche loro non ne potevano di questa ebete dallo stupore facile) e lo sconsolato spettatore può finalmente spegnere il proprio apparecchio televisivo felice di essere stato testimone di uno dei peggiori film della storia del cinema.
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