Gli occhi di Daniel mi guardano dalla piccola foto nella home page del Corriere. 24 anni, uno in meno di quelli che avevo io nel momento che definisco “quello in cui ho realmente cominciato a vivere“. Lo sguardo é simpatico, la foto sembra proprio una di quelle che potresti trovare in un qualunque sito di online dating. Probabilmente, é la migliore che ha scelto tra il paio di decine che si era scattato per prova. Ogni persona ha la sua storia, ma certi riti si ripetono ad ogni latitudine.
Gli occhi di Daniel mi guardano dalla piccola foto della home page, e avrei istintivamente voglia di abbracciarlo, di dirgli che é tutto passato, che ora non gli possono fare piú niente. Ma non si puó. Daniel é morto. Lo hanno ammazzato.Leggi tutto »Gli occhi di Daniel
Annullata negli Sati Uniti la legge che imponeva ai membri dell’esercito il silenzio sul proprio orientamento sessuale. Un provvedimento abrogativo voluto dal presidente Barack… Leggi tutto »Goodbye DADT!
Tanto tuonò che piovve. Abbiamo sperato fino all’ultimo che l’idea di un outing collettivo dei politici italiani omofobi, promossa inzialmente da Equality Italia, fosse una provocazione, e non una prospettiva reale. Evidentemente, ci sbagliavamo.
L’outing è la forma più violenta con cui la sessualità di una persona viene resa pubblica. La più violenta perché tale pubblicità avviene senza il consenso – e contro la volontà – della persona coinvolta.
La scelta di rendere pubblica la propria sessualità è un diritto personale, nessuno può arrogarsi tale diritto e compiere tale scelta per gli altri. Nemmeno se questi “altri” sono persone inaffidabili, o detestabili, o politicamente scorrette. E, tantomeno, non tramite un pubblico indice di inquisitoria memoria.Leggi tutto »Quando indicare non è solo maleducazione
Una nuova aggressione lesbofobica a Milano. Un gruppo di donne, all’interno del quale era presente una coppia lesbica, stava cenando in un ristorante della cosiddetta… Leggi tutto »Una nuova aggressione lesbofobica a Milano
Non possiamo chiudere occhi e orecchie di fronte allo sfoggio di questa cultura da sterminio. Le scritte omofobe apparse su alcuni manifesti esposti all’interno della… Leggi tutto »Ancora Omofobia in Bocconi
Ayub e Mosleh sono due giovani iraniani. Vivono a Piranshahr.
Piranshahr non è la citta iraniana che ti immagini: non è immersa nel deserto, non ha intorno a se sterminate distese di sabbia. Piranshahr si trova, con i suoi 57.000 abitanti, in una valle verdissima contornata dai monti, all’estremo nord-ovest dell’Iran. Piranshahr si trova a 60 km dalla Turchia. Ma si troverà anche a 60 km dall’Europa, quando la Turchia entrerà nella UE.
Nemmeno Ayub e Mosleh sono i giovani iraniani che ti aspetti. Perché Ayub E Mosleh sono gay. Ahmadinejad, il presidente iraniano, ha detto che i gay non esistono in Iran. Poi ha detto che i gay esistono, ma agli iraniani non piaciono. Ayub e Mosleh forse non esistono, e se esistono forse non piaciono a tutti gli iraniani. Ma Ayub e Mosleh sono iraniani, e si piaciono.
Si piaciono, e si baciano, si toccano, e fanno l’amore. Fanno l’amore, e si filmano mentre lo fanno. Non è importante perché lo facciano. Si può pensare che sia una perversione, o che sia piacevole filmare il momento in cui ti unisci con un’altra persona.
Questo è ciò che di Ayub e Mosleh possiamo soltanto immaginare.
Milano, 8-10 Novembre. Si è svolto in questi giorni la Conferenza Nazionale delle Famiglie, organizzata dall’apposito dipartimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri unitamente all’osservatorio nazionale sulla famiglia con l’intento di realizzare un’ampia consultazione tra le forze coinvolte finalizzata ad arricchire il lavoro di formulazione del Piano Nazionale delle politiche per la famiglia, che il Governo ha intenzione di emanare nei primi mesi del 2011 .
Se non si fosse comunque trattato di un evento di una certa rilevanza nazionale per i contenuti e per le implicazioni che i contenuti trattati avranno sui diritti civili delle persone GLBT e sul loro futuro, esso è balzato alla cronaca per la polemica scoppiata dopo la frase omofoba e maschilista pronunciata solo la settimana scorsa dal Presidente del Consiglio. Per tale motivo Silvio Berlusconi ha preferito evitare la propria partecipazione delegando ai rappresentanti del proprio governo di parlare in sua vece.
La comunità GLBT milanese non è di certo rimasta a guardare e per la giornata inaugurale di lunedì 8 novembre ha organizzato un sit-in dinanzi alla sede ospitante la conferenza per ribadire l’assoluta contrarietà con certe manifestazioni omofobe a cui purtroppo abbiamo dovuto assistere da parte di eminenti politici del nostro paese (oltre a Berlusconi ricordate anche Buttiglione?) e per continuare a chiedere a gran voce l’applicazione a tutti i cittadini italiani senza distinzione alcuna di tutti i diritti già previsti dalla nostra Costituzione.
Anche il Milk ha partecipato per ribadire con forza la lotta culturale e politica che ogni giorno porta avanti all’interno della società.
A tal proposito intervistiamo due nostri associati, Ivano ed Emanuele.
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