Negli ultimi anni l’AIDS è stato un tema discusso ma, purtroppo, alcune prese di posizione con gli anni si sono rivelate sbagliate. L’allarmismo e il terrorismo psicologico molte volte sono tanto dannose quanto le mancate precauzioni. Negli ultimi anni si è quindi cercato di ricorrere a filmati per illustrare le tematiche legate all’AIDS scegliendo come immagini delle allegorie e dei messaggi precisi, diretti, ma mai catastrofici. In questo video saltano subito all’occhio la povertà di colori dei personaggi virtuali e, sul piano opposto, il canto della madre che accompagna le immagini.
Vengono denunciate sia la velocità sia le dimensioni con i quali il contagio può essere trasmesso ed espandersi, distruggendo ogni cosa, nei paesi in cui non sono garantiti un corretto sistema di informazione, l’accesso diretto ed effettivo alle cure e le reali possibilità di prevenzione. Ciò che, a mio avviso, rende particolarmente rilevante il filmato è il lanciato sul finale, un messaggio purtroppo diffuso troppo poco: è possibile fermare l’AIDS, è possibile arginarlo, è possibile, con le dovute precauzioni, imparare a conviverci.
Ma non sempre si hanno le risorse per farlo, e il video denuncia che per fermare, o almeno frenare, i danni del virus dobbiamo collaborare e fornire i mezzi per farlo anche a chi non li possiede. Non si tratta solo di un impegno sociale, frenare le conseguenze di questa diffusione significa anche un domani avere meno ripercussioni a livello personale.
Sta a noi agire, in qualunque modo si decida di farlo, per sconfiggere un nemico comune.