“Cominciamo con il sole, il resto pian piano verrà”: inizia nel suo preludio riportando questa citazione, tratta da Apocalisse di David Herbert Lawrence, il romanzo di Stefano Molinari, edito da ExCogita, “Canto del capro”.
Il titolo vuole esprimere in poche parole e in una interessante sintesi quasi simbolica il contenuto dell’opera, anticipandolo: si parte da un’autobiografia, questo il pretesto letterario reperito dall’autore per, poi, giungere, attraverso un’evoluzione interessante e coinvolgente dell’intreccio e della trama, pienamente verso una “tragedia”, nel senso antico del significato originario di questo genere.
Stefano Molinari, imprenditore, ma da sempre dedito all’arte e alla cultura, dalla letteratura alla musica, ha voluto suddividere il romanzo in diversi capitoli a loro volta basati su una propria struttura, storie nella storia, che si compone di diverse variabili e di differenti elementi narrativi, tali da donarci la realtà incisiva dell’autobiografia, del lato esperienzale dello scrittore, vissuti singolarmente in prima persona per, poi, apportarci in panorami letterari e descrittivi totalmente diversi da quelli attesi e prefigurati. In questo troviamo un romanzo non solo avvincente ma pronto, come la scrittura dell’autore, a stupirci e a non farci porre già prefigurati, eterodiretti e castranti passaggi narrativi: nulla è dato per scontato e nulla è considerabile come anticipabile e atteso. La presenza dell’autore rimane sempre leggera, pur essendo lui il protagonista dell’intera storia complessa, senza voler anticipare i tempi della narrazione, ma accompagnandoci insieme a lui nella conoscenza dell’evoluzione della stessa storia raccontata.
Si parla di amore, di quell’amore che viene distinto e diviso in amore accettabile e amore non accettabile dalla società: ma l’amore è sentimento universale e umano e non può essere considerato in due accezioni, frutto dell’ipocrisia e del pregiudizio, ossia una buona e una meno buona. Amare è un diritto naturale ed è un diritto naturale inalienabile poterlo fare liberamente, senza paura e senza fobie, senza sensi di frustrazione e di colpa, a prescindere dalla natura e dalla caratteristica del destinatario di questo sentimento: la tragedia, cosi, si intensifica in tutta la propria portata, fino a giungere a quelle contraddizioni esistenti tra un’interiorità e una realtà esterna, artificio indispensabile per donare alla storia quell’evoluzione funzionale a un climax ascendente, coinvolgente, intenso e incisivo. Tutto questo itinerario letterario, che intraprendiamo insieme all’autore nella lettura del romanzo, ci porta a leggere nella sua universalità e nella sua genuinità questo sentimento, così come lo stile adottato dallo stesso scrittore risulta essere chiaro e non artificiale, privo di orpelli retorici e ridondanti, a volte minimale proprio per la sua intensità intimamente sciolta, spontanea e sincera, non scadendo in certo e facile vittimismo patetico.
Si apprezza il lato lirico e poetico della scrittura scorrevole e semplice di Stefano: tutto questo assume maggiore rilevanza estetica compositiva e letteraria quando ad accostarsi alla forza evocativa e suggestiva della parola, della strategia di una sintassi, flusso interiore di coscienza, della drammaticità e, allo stesso tempo, della delicatezza della memoria, del ricordo, viene in supporto la musica, altra passione dell’autore, altra arte che ci può donare l’intensità di quelle vibrazioni interiori che possono essere suggerite da un’attenta lettura. Tutto è concepito, si legge, nello “spirito della musica“ ed è in questo spirito che, come in un crescendo di note e di suoni, ci possiamo lasciar coinvolgere dalla forza e dall’impero narrativo adottato, scoprendo quegli elementi nascosti e vivi che definiscono il dramma nella sua evoluzione: un dramma tutto interiore, tutto intimo e, forse per questo, unitamente alla voce del narrante che corrisponde con quella dell’autore, altamente unico e trascinante.
Stefano Molinari sarà ospite in un’iniziativa promossa dall’Unione Atei Agnostici e Razionalisti, UAAR, in collaborazione con il nostro circolo, Harvey Milk, e il Guado, lunedì 27 ottobre alle ore 21 presso la sede UAAR Milano, Via Porpora 45: saranno presenti oltre l’autore, Gianni Geraci dell’associazione “Il Guado” e Alessandro Rizzo, giornalista e attivista dell’associazione Milk.
Testo a cura di Alessandro Rizzo