Con il permesso dell’autore, il nostro caro Matteo, pubblichiamo un interessantissimo post comparso su Queer World. Leggetelo con attenzione: la visibilità, che è la migliore arma per ottenere pari diritti, riconoscimento sociale e uguaglianza, fa ancora paura a molti, a certi omosessuali per primi. Matteo parla nella propria introduzione di “involuzione sociale”, crediamo sia una espressione azzeccatissima. Sarebbe bello nascesse una discussione qui sotto, tramite i commenti: proposte, idee, osservazioni… Preparatevi a rimanere allucinati. Buona lettura, e grazie a Matteo.
Qualche mese fa, sono incappato nell’annuncio di un nuovo locale a Roma per ragazzi “tranquilli, riservati e insospettabili” che “non frequentano (o non frequentano molto spesso) locali gay” perché “non gradiscono il tipo di locale, o il tipo di persone che frequentano quel locale” oppure “non frequentano per motivi di riservatezza perchè vogliono sentirsi liberi di non dover per forza rendere pubbliche le loro preferenze sessuali”. Prima o poi sarebbe dovuto accadere: con l’involuzione culturale italiana, la comunità GLBT, anziché diventare sempre più cosciente e visibile, si sta adattando al clima sociale. Secondo me la questione va affrontata con serietà e anche un pizzico di curiosità: un fenomeno sociale è sempre conseguenza di un “input”; per questo merita di essere compreso. Quella che segue è l’intervista “shock” (per chi non è abituato a questo lato sommerso della comunità GLBT) al gestore del locale, Paolo O., omosessuale (anche se lui non apprezza definirsi tale) e cattolico.
Matteo: Come ti è venuta in mente l’idea per il locale?
Paolo: Mi piaceva fare un locale per i miei amici. Un locale frequentato da persone di qualunque tipo. Per esempio, a lui piacciono le donne, a te non lo so, ecc. Voglio fare un locale di questo tipo. Però quando parlo di “amici”, non intendo solo i miei amici. Amici nuovi. Un luogo dove venire la sera per stare tra amici e questi amici non dovrebbero avere problemi con la sessualità delle persone, nel senso che questo non è pensato per essere un luogo di rimorchio e vorrei che non lo diventasse.
Matteo: Nella presentazione del locale, hai scritto che le persone che vengono qui solitamente non frequentano i locali gay per vari motivi, tra cui il fatto che non gradiscono il tipo di locale o il tipo di persone. Qual è il tipo di persone dei più “classici” locali gay?
Paolo: Questo locale, per un periodo, è stato organizzato come un comune pub gay e venivano esattamente le persone che a me non interessano qui, cioè persone che vengono per rimorchiare e scopare, che in genere sono molto giovani e molto effeminate. Leggendo il 99% dei profili che trovi sui siti d’incontri, tutti indistintamente scrivono “Non lo voglio assolutamente checca effeminato, bla bla bla…” La discriminazione è fondamentale per relazionarsi agli altri.
Matteo: Io penso ad un gay effeminato. In questa maniera, non viene discriminato due volte; dagli etero omofobi e dai gay stessi che lo fuggono?
Paolo: Molte volte mi sono sentito pesantemente discriminato da persone effeminate che guardandomi dicevano ‘Ma questo come si veste?’
Matteo: Così però tu fai la stessa cosa con loro.
Paolo: Un circolo privato è retto da uno statuto. Nello statuto ci sono degli obiettivi. Ogni associazione ha un senso in quanto ha degli obiettivi. L’attività commerciale non ha degli obiettivi. Questo obiettivo ben definito non è discriminatorio.
Matteo: Beh, dipende. Se fai un circolo per soli bianchi, sì.
Paolo: Io non capisco perché sarebbe discriminatorio. Anche tu fai delle scelte quando fai delle amicizie. Ti incontri con le persone che ti stanno generalmente più simpatiche. Le persone che mi stanno generalmente più simpatiche sono quelle che ti ho detto.
Matteo: Tornando al solito ambiente gay per cui il tuo locale è un possibile antidoto, cosa hai trovato in quei pub o in quelle discoteche che vuoi rifiutare?
Paolo: Sono morbosamente fissati col sesso. Una volta ho visto una drag queen che, bloccando la musica, ha strillato al microfono ‘Ragazzi, scopate! Divertitevi!’ Questo è l’ambiente gay.
Matteo: C’è un motivo specifico se non usi mai la parola “gay” per definirti, ma anzi sembri usarla per parlare di ciò che ti è estraneo?
Paolo: Per me la parola “gay” non ha a che fare con la sessualità, è più una questione politica. Per molti di noi in questo locale il movimento gay ha fatto più male che bene. Un conto è che un figlio omosessuale vada dal padre a dirgli “Papà, io, tuo figlio, amo Carlo e voglio vivere con lui” e un altro conto sono i toni violenti che usano i militanti gay. Voglio dire che dare dell’omofobo a un genitore che ha difficoltà ad accettare il figlio omosessuale è pericoloso. I passi avanti che, in quanto omosessuali, abbiamo fatto in questi ultimi decenni, non sono avvenuti grazie al movimento gay, ma nonostante il movimento gay, che è prevalentemente di sinistra e anticlericale.
Matteo: Mi sembra che gli omosessuali italiani facciano la guerra tra loro.
Paolo: Io non mi sento parte degli omosessuali, io sono Paolo O. La mia sessualità è mia. Io non voglio essere considerato o rispettato in quanto omosessuale. Io potrei essere omosessuale oppure no…in questo momento non lo so proprio. Quindi potrei anche avere una compagna, forse.
Matteo: Mi pare di capire che tu non creda nell’esistenza degli orientamenti sessuali.
Paolo: Questo è qualcosa di scientifico e quindi opinabile. Perché la scienza può dirci, al massimo: qui ed ora è valida questa cosa. Perché prima la scienza diceva che la terra fosse piatta…
Matteo: Veramente fu la religione cattolica a farlo e gli scienziati andavano per l’appunto contro la Chiesa…
Paolo: Ti prego di non parlar male della mia Chiesa. La Chiesa Cattolica è stata l’unica che mi ha accolto quando ho avuto dei problemi. Ha accolto me, omosessuale.
Matteo: Come fai a dire questo di una chiesa che non ammette al sacerdozio persone con “tendenze omosessuali fortemente radicate”?
Paolo: Io non vado a sindacare come funziona il buddismo. Se vuoi fare il buddista, magari fare il buddista significa, non so, ficcarsi un cactus in quel posto. Se lo vuoi, lo fai, sennò non fai il buddista.
Matteo: Ma non si tratta solo di un regolamento “terreno” su stili di vita; San Paolo dice espressamente che gli omosessuali non possono entrare nel Regno dei Cieli.
Paolo: Ma a te che sei ateo interessa non entrare nel Regno dei Cieli?
Matteo: A me interessa che nessuno venga offeso e penso ai miei fratelli omosessuali e cattolici.
Paolo: La Chiesa Cattolica è la mia madre, ma in che modo mi ha accolto? Dicendomi: “Tu non sei giudicato da Gesù Cristo; qualunque cosa tu faccia. Dio ti ama oltre qualunque altra cosa.” Perché il senso della venuta di Gesù Cristo sulla Terra è proprio questo: qualunque cosa tu faccia, non ha importanza nei confronti dell’immenso amore di Dio.
Matteo: Tu consideri praticare l’omosessualità un peccato?
Paolo: Sì, per me che sono cattolico è peccato.
Matteo: Come consideri il Papa attuale?
Paolo: Per me Benedetto XVI è il Papa che ci vuole oggi.
Matteo: Anche se ci offende ogni pochi mesi?
Paolo: A chi offende? Agli omosessuali?
Matteo: Beh, dice che siamo il male, che non possiamo fare gli insegnanti…
Paolo: Dove lo dice? L’hai sentito con le tue orecchie?
Matteo: Ci sono sue dichiarazioni pubbliche, encicliche…
Paolo: Mandami queste cose via mail e poi ne riparliamo. Quel che so è che la parola della Chiesa è misericordia per chiunque. Probabilmente hai interpretato male quelle dichiarazioni. Il Papa non dice che TU sia il male, perché nessuno potrà mai stabilire, a nome della Chiesa, chi costituisca il male assoluto, quindi è evidente che sia tu ad aver capito male.
Matteo: Tu sai che il Papa, quando ha curato l’ultima versione del Catechismo della Chiesa Cattolica, ha posto sullo stesso piano “l’adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali”?
Paolo: Ma tu sei cattolico, scusa?
Matteo: Ma guarda che se arriva un induista e mi grida “Peccatore!”, mi offendo anche se non sono induista.
Paolo: Allora tu perché offendi me? Voglio dire: la rappresentazione che alcuni gay “militanti” danno della Chiesa Cattolica è offensiva; io sono assolutamente contrario ai Gay Pride perché sono contrario a qualunque persona che per affermare i propri diritti debba mascherarsi da Papa. Questo per me indebolisce la sua lotta.
Matteo: Esiste la libertà di espressione in Italia…
Paolo: Ah, beh, allora se c’è libertà di espressione, non dovrebbe esserci rispetto?
Matteo: Ma tu ci sei mai andato a un Pride?
Paolo: No, l’ho visto in tv. Ed è questo ciò che arriva.
Matteo: Sei contrario alla “promiscuità” sessuale, al Gay Pride, all’attivismo di sinistra e sei in linea col pensiero tradizionale della Chiesa Cattolica. E del matrimonio esteso anche alle coppie omosessuali che ne pensi?
Paolo: La parola “matrimonio” deriva da “mater monium”, “compito della madre”. Si riferisce alla procreazione. Che senso ha tra due uomini? Per la legge, il matrimonio è un’unione tra due persone che si uniscono o a livello religioso oppure civilmente per formare la cosiddetta e tanto discriminata famiglia. Se due omosessuali fossero capaci di assumersi il “mater monium”, ossia fare figli, per me va bene. Il “matrimonio omosessuale” è una contraddizione in termini. Comunque per me non è matrimonio nemmeno quello non contratto in chiesa.
Matteo: Tu vorresti impedire anche agli altri omosessuali di sposarsi perché il matrimonio gay non rientra nelle tue convinzioni personali?
Paolo: Se facessero una legge per permettere ai bambini di 8 anni di avere rapporti sessuali con adulti e poi con un referendum si desse al popolo la possibilità di abrogarla, voteresti sì o no?
Matteo: La pedofilia porta a danni oggettivamente riscontrabili e inconfutabili sulla mente e il corpo del bambino coinvolto.
Paolo: Il problema è che il tuo unico punto di riferimento è la scienza.
Matteo: E il tuo qual è? La Bibbia?
Paolo: Per me è Gesù Cristo.
Matteo: Ma tu quando hai mal di testa prendi l’aspirina o preghi?
Paolo: Io in passato ho pregato per superare tanti momenti di difficoltà.
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