Va in scena allo Spazio Tetrulliano dal 28 ottobre all’8 novembre “La signorina Giulia”, opera scritta dal celebre drammaturgo svedese August Strindberg, con l’interpretazione di Giuseppe Scordio, di Sonia Burgarello e di Agnese Grizzaffi, e la produzione della Compagnia Artistica Tetrulliano.
Il dramma, che risale alla fine dell’Ottocento, fece scandalo all’epoca e in quella società in preda al pieno puritanesimo e alla repressione morale e perbenista. I salotti letterari e culturali videro alla luce un’opera che mette in discussione i ruoli eteroimposti ed eteroindotti della società conservatrice del tempo: quelli tra uomo e donna, tra ruolo maschile e ruolo femminile, tra padrone e servo, tra ceti sociali e classi diverse e antagoniste, la più debole, quella povera, destinata a soccombere a quella predominante, ricca e aristocratica.
Una narrazione fatta di intrighi amorosi e intrecci sensuali, dove la seduzione, operata dalla contessa Giulia sul proprio maggiordomo Jean, potrà diventare un’arma a doppio taglio, ritorcendosi contro a chi la pratica: l’arrivismo sfrenato e irrefrenabile dello stesso Jean, oggetto di brama e di desiderio da parte della nobil donna, determinerà uno scomvolgimento nel rapporto tra i due protagonisti. L’incontro tra due classi sociali si riverbera in un vero e proprio scontro, personale, affettivo e comportamentale, narrato con destrezza e sapienza descrittiva in quell’opera che si dirà essere il manifesto della nascita del Naturalismo. Il confronto, aspro e tenace, tra i due personaggi, rappresentativi dei due rispettivi ceti di appartenenza, sconvolgerà quei ruoli e quelle funzioni definiti da stereotipi e da paradigmi imposti dalla società proibizionista dell’epoca.
Il teatro si trova in Via Tertulliano 70, Milano, e i soci del Milk, con tessera, potranno godere dell’agevolazione di pagare 10 euro anziché 16 euro l’entrata frutto, questo, di una convenzione ormai storica tra il nostro circolo e lo Spazio Tetrulliano, dai risvolti proficui, costeuttivi e interessanti.
Testo scritto da Alessandro Rizzo