Vai al contenuto

Lasciatemi sperare


No, non sparare: spe-ra-re. Non voglio il porto d’armi, sarei pericoloso: più per me che per gli altri. Voglio sperare, perché la speranza è l’ultima a morire, e forse la prima a sorgere. La mia speranza è vana ma forte: oggi più che mai mi piacerebbe credere che la Valle d’Aosta fosse davvero una regione a statuto speciale.

Territorio splendido, tra montagne e valli, la Vallée è come il Friuli-Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia e il Trentino: una regione a statuto speciale, l’articolo 116 della Costituzione parla chiaro. Su questo la legge mi da ragione, almeno lei. È un inizio.

Da cosa nasce questo mio desiderio? Amo quelle terre e sono felice che abbiano un trattamento di favore, ma non è questo che ora mi stanno a cuore. Il mio sogno di autonomia dal resto della penisola nasce da Luciano Caveri, ex presidente della regione e ora consigliere regionale, che sulle pagine di “Le Peuple Valdotain” (organo dell’Union Valdotaine) ha sentito l’esigenza di smentire le voci calunniose sulla sua presunta omosessualità: “Mi spiace dover farlo in pubblico, ma devo dire che nella mia vita non ho mai avuto dei rapporti con persone del mio stesso sesso”. Caveri ha rivendicato a Repubblica la propria natura di “gran figaiolo” nel pieno rispetto della moglie: “non vorrei però urtare la suscettibilità di mia moglie. Ho moglie e figli a cui tengo molto”. Fin qui scelta legittima (?), opinabile magari in termine di stile.

Se non che Caveri specifica di aver fatto questo exploit per un motivo chiaro: respingere quello che egli ha definito “un tentativo degli avversari politici di infangarmi”. Venir additati come finocchi è infatti “una diceria che fa male” anche “facendo salvo il rispetto che porto a chi sente di essere diverso”, poiché egli ha “combattuto una vita per la tutela delle minoranze”, e quindi “figuriamoci se da me può mai venire anche un alito di riprovazione”. Ecco fatto.

Fatemi quindi sperare che la Valle d’Aosta sia a statuto speciale, quindi, e che queste cose succedano solo tra le valli lungi dal resto della nazione: che l’onorabilità non dipenda dal proprio orientamento sessuale, che omosessualità sia solo qui e non altrove sinonimo di insulto, calunnia, spergiuro.

Prendiamo esempio dalla Valle d’Aosta, non dall’episodio di cronaca ma dal suo statuto autonomo, cogliendo l’invito tutto dantesco a perseguire “virtute e conoscenza” in consapevolezza, responsabilità e autonomia (appunto), senza mai perdere la speranza. Non me ne vogliano l’Ulisse condannato e i valdostani incolpevoli. Ad entrambi va il mio saluto.

Parole: A scuola di libertà. Formazione e pensiero autonomo – Mortari

Note: Montagnes Valdotaines, inno valdostano

Link di riferimento

http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/cronaca/aosta-smentita-gay/caveri-calunniato/caveri-calunniato.html