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Let’s Kiss a Girl..


Quasi quasi rimpiango quei gruppi e quegli autori anni ’60, così hippie, stile “mettiamo dei fiori nei cannoni e fumiamoceli”, fautori di canzoni che parlavano di amori, di guerra, di sottomarini gialli, di campi di fragole e di risposte che soffiano nel vento.
Una volta si diceva “make love not war”; ora, invece, una Rihanna scosciatissima può incensarci le orecchie con un bel “stai zitto e guida” mentre lei si dedica a chissà quali performance sul sedile adiacente.
Non stupiamoci, quindi, che una delle canzoni più passate alla radio in quest’Estate sia stata “I kissed a girl” di Kate Perry, pensata appositamente per solleticare le fantasie del maschio eterosessuale, il quale, sin dai tempi più antichi, sembra trascinarsi durante il corso di tutta la sua esistenza questa fantasia della donna che “fa la spola tra una sponda e l’altra”. Ne san qualcosa le nostre amiche lesbiche, sempre tampinate dal maniaco di turno…: ormai esistono anche le magliette con scritto “SI’, stiamo insieme… e NO, non puoi guardare”
Ecco comunque le probabili caratteristiche dell’autore del testo della canzone della Perry: maschio, eterosessuale, abbondantemente in sovrappeso e privo di capelli, vestito di un paio di calzini bianchi e di una canotta sporca di sugo di pomodoro, incastrato nella poltrona del salotto mentre, con una birra nella mano libera, guarda qualche film porno in cui studentesse svampite e giulive per sbaglio scoprono le gioie dello scambiarsi reciprocamente i doni di Venere, dea dell’amore. Tutto il videoclip è confezionato ad arte per solleticare le fantasie e gli ormoni di guardoni adolescenti e non: Kate fa la sua comparsa circondata da teneri e zuccherosi pupazzi mentre canta, con tutta la malizia che possiede, “I kissed a girl and I liked it/The taste of her cherry chap stick/I kissed a girl just to try it/I hope my boyfriend don’t mind it”. Cosa ti posso dire Kate? Figurati se al tuo boyfriend dispiace! In realtà, l’unica cosa che lui ti dirà sarà: “Amore, la prossima volta chiamami che vengo anche io”.
Ovviamente, Kate ha anche bisogno di giustificarsi (non sia mai che le dian della lesbica) e ricorre quindi alla scusa più antica del Mondo: ”I got so brave, drink in hand/Lost my discretion“, ovvero “mi sono lasciata offuscare la mente dai fumi dell’alcool”, un’altra cosa che al suo ragazzo farà molto piacere: la prossima volta, infatti, invece di corteggiarla con un mazzo di rose rosse, le farà bere una damigiana di grappa fatta in casa, perché questa è la chiave che gli spalancherà le porte del paradiso.
Un ultimo punto: la Perry sente la necessità di mettersi al sicuro dall’altra girl, perché c’è il rischio reale che magari quella voglia fare sul serio… e quindi ecco che la prova di un’infinità sensibilità: la ragazza viene liquidata con un secco ”No, I don’t even know your name/It doesn’t matter/You’re my experimental game/Just human nature”.
Bene, ho deciso: d’ora in poi dichiarerò il mio amore citando una canzone di Luigi Tenco (Mi sono innamorato di te, perché..non avevo niente da fare) mentre, quando vorrò lasciare il mio Lui, mi ricorderò dell’abilità retorica di Kate Perry.

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