Nasce un’idea ed è diventata un progetto artistico: parliamo di #RightsAddict. L’autore di una serie di video volti a smontare alcuni pregiudizi ideologici che albergano nella nostra società post moderna è Fabio Morici, attore e autore, eterosessuale e fieramente asserisce: “non sopporto l’ottusità, non sopporto le ingiustizie sociali, non sopporto di essere privilegiato solo perché sono eterosessuale”. La campagna è volta a sensibilizzare i veterosessuali: “veterosessuale” – ci dice Fabio – sta per indicare chi ha una concezione obsoleta del concetto di sessualità”. E sembra che funzioni. Lo abbiamo intervistato.
Da dove nasce l’idea di #RightsAddict?
Molte persone, per opporsi all’estensione dei diritti a chi non è eterosessuale, usano argomentazioni vuote, ottuse, illogiche. Frasi che passano di bocca in bocca, senza che nessuno si soffermi ad analizzarle davvero. Non sopporto l’ottusità, non sopporto le ingiustizie sociali, non sopporto di essere privilegiato solo perché sono eterosessuale. E allora ho deciso di smontare con l’ironia, una ad una, queste argomentazioni ridicole. Ed ecco come nasce la serie dei video. Per ora sono 3, ma ne uscirà un quarto a breve. (1°: http://youtu.be/YzjBIByhcCA – 2°: http://youtu.be/o_EIYyrHDvQ – 3°: http://youtu.be/GBv1E_Xg_8U),
La campagna dove hai proposto tuoi video si chiama “Campagna per la sensibilizzazione dei veterosessuali”: chi sono i veterosessuali?
“Vetero” significa vecchio, superato, obsoleto. Quindi ho inventato il termine “veterosessuale” per indicare chi ha una concezione obsoleta del concetto di sessualità. Chi si ostina a non voler abbracciare la bellezza delle infinite variabili dell’essere umano.
Che cosa è stato e in che cosa è consistito il “Cake Pride”?
Certe immagini devono diventare familiari, quotidiane. Perché si ha paura solo di ciò che non si conosce. Una coppia di uomini che cammina mano nella mano, dovrebbe suscitare la stessa “indifferenza” di una coppia etero. E così, ad esempio, chi va in un negozio di bomboniere dovrebbe trovare accanto ai topper (le statuine degli sposini) etero, anche quelli omosessuali. E allora mi sono immaginato una marcia ideale condotta dai topper omosessuali per rivendicare il diritto ad una torta. Ho creato così un poster, che è stato condiviso e diffuso per tutta la scorsa settimana. L’obiettivo era di far entrare quelle immagini in più “case” possibili. Perché solo normalizzando certe realtà, si riuscirà a farle accettare.
Fabio tu nasci come attore, autore, scrittore?
Sono attore e autore. Due mestieri che poi riesco a portare avanti in diverse forme, diversi linguaggi e diversi media. Come attore mi sono messo davanti alle telecamere, davanti a una platea o davanti a una webcam. Ho scritto per la tv, per la radio, ho scritto un romanzo… Ma i mestieri sono sempre e solo due.
Oggi si parla di un sodalizio del tuo progetto con “Le cose cambiano”, progetto editoriale della casa editrice Isbn, raccolta antologica di testimonianze ed esperienze di persone su tematiche LGBT, su esempio del progetto analogo statunitense di qualche anno fa: che cosa significa e può significare questa scelta e quali sono gli elementi e gli obiettivi comuni che vi ponete?
Il messaggio del progetto e del libro “Le Cose Cambiano” è molto importante. Ci sono ragazzi e ragazze, adolescenti LGTB, che subiscono ingiustizie profonde, bullismo, discriminazioni solo per via del loro orientamento sessuale. È un problema culturale profondo che va risolto su più fronti: fornire supporto ed ascolto a chi subisce; sensibilizzare ed educare chi colpisce; ma anche interventi legislativi che accolgano finalmente tutti: perché lo Stato deve essere il primo a smettere di discriminare. Proprio per la delicatezza e l’importanza delle questioni toccate da “Le cose cambiano” mi sono da subito sentito in sintonia col progetto. La cosa è stata reciproca e il blog mi ha accolto ogni settimana in occasione delle uscite dei miei video. Ora ho deciso di entrare più dentro al loro progetto e di realizzare dei video per dare voce a quelle testimonianze raccolte nel libro. L’obbiettivo in generale è costringere le persone ad empatizzare con queste storie, farle mettere nei panni di chi subisce o ha subito. Per portarle poi ad affrontare davvero queste tematiche, con uno sforzo mentale vero. Senza più la scorciatoia di quelle frasi fatte e vuote di cui parlavo all’inizio.
Quali sono state le reazioni da parte del target maggiormente di riferimento, ossia quello “v-eterosessuale”?
I veterosessuali puri, ribattono alla campagna usando esattamente le frasi che smonto nei video. Continuano ad usare gli stessi ritornelli martellanti, come se non vessi detto nulla. Per questo ho deciso di andare avanti e fare un quarto video. Non mi arrendo facilmente! Ma poi, a ben vedere, il vero target non sono loro. Loro sono un caso perso. Il razzista puro no lo trasformi. La cosa importante è però che lo Stato non gli permetta di essere razzista fuori dalle mura di casa sua. I destinatari veri sono gli eterosessuali che semplicemente non hanno mai davvero affrontato la questione. Loro stanno rispondendo bene, all’iniziativa. Molti condividono i video con entusiasmo, commentano e seguono la campagna.
Come procederà il progetto?
Oggi è uscita il primo “Reading #RightsAddict” del libro “Le cose cambiano”. Ho scelto di partire con il racconto “Sposi” di Federico Novaro: http://youtu.be/e3M76l3AVhA. Farò altre tre videoletture. Poi uscirà il quarto video della serie “#RightsAddict – Campagna per la sensibilizzazione dei veterosessuali”.
Perché un eterosessuale dovrebbe interessarsi dei diritti delle persone LGBT e, soprattutto, che cosa la videoarte, sagace e molto ironica quale la tua, può fare per sensibilizzare l’opinione pubblica, partendo soprattutto da un punto di vista culturale?
Un eterosessuale, in quanto persona, dovrebbe semplicemente interessarsi ai diritti della persona. Il motivo per cui io, eterosessuale, ho deciso di fare questa campagna, è anzitutto perché percepisco una violazione dei diritti della persona. Nel mio mondo ideale non ha alcun senso specificare il nostro orientamento sessuale come fosse la cosa più importante di noi. É solo uno dei nostri tanti aspetti. Riguardo ai mezzi che uso, webcam, youtube, brevità, ironia, credo siano le armi giuste. L’immediatezza e la velocità della pubblicità ha ormai plasmato il nostro linguaggio. Basti pensare a Twitter. Anche la politica oggi si fa in 140 caratteri. Bisogna stare su questa lunghezza d’onda. I miei video durano un minuto e mezzo perché su youtube se superi i 3 minuti sei già a rischio. Grazie agli smartphone, un video su youtube può seguire una persona ovunque, intercettarla ovunque: a casa, al lavoro, in treno. Se vuoi portare avanti un messaggio, raggiungere delle persone e non mollarle finché non lo ascoltano, è questo il modo giusto. Anche la serialità dei video è importante. Come nella serialità televisiva, bisogna cercare di far affezionare le persone a un personaggio, a una storia, a un messaggio. La serialità è perfetta per l’empatizzazione di cui parlavo sopra.
Quali sono tra i video proposti quelli che maggiormente esemplificano lo spirito del tuo progetto culturale, prima che artistico?
I video #RightsAddict sono declinazioni diverse di uno stesso messaggio. Quindi non ce n’è uno in particolare che esemplifichi meglio il progetto. Il progetto è seriale, appunto.
Quanto ancora rimane da fare perché ci sia una cultura dei diritti anche nelle categorie sociali non interessate?
Purtroppo tanto, credo. Siamo abituati al fatto che ognuno curi i propri interessi. L’idea di un interesse comune è poco radicata. Il fatto che io abbia specificato fin dal titolo della mia campagna “Iniziativa etero” è proprio per questa ragione. Per far capire a chi guarda che non sto cercando di ottenere qualcosa per me in particolare. Se non avessi specificato, probabilmente la maggior parte degli etero avrebbe pensato che fossi gay. E che quindi stessi tutelando i miei interessi. Ma a quel punto il pensiero sarebbe stato: “Giusto, fa bene: ognuno deve tutelare i proprio interessi. Io però penso ai miei…”. Ma il diritto è un interesse comune. Allargando un diritto lo arricchisci. Chi ce l’ha già avrà un diritto ancora più grande, ancora più bello. Ecco perché ho scelto come slogan della campagna: “I diritti sono troppo belli per non condividerli”.
Intervista a cura di Alessandro Rizzo