Care amiche e cari amici di Milk Milano, è finalmente stata consegnata la campagna tesseramenti 2010. Prima di presentarvela, lasciatemi cogliere l’occasione per ringraziare i nostri volontari Michele (il nostro eccezionale grafico), Marco ed Emanuele, che se la son studiata e preparata: hanno realizzato qualcosa di assolutamente in linea con lo stile dell’associazione.
Come tutti voi sapete il Milk non ha altro modo per finanziarsi se non le donazioni ed i proventi dai tesseramenti, non avendo sinora ritenuto opportuno realizzare eventi di carattere ludico a puri fini di autofinanziamento: abbiamo scelto di dedicare tutta la disponibilità data dai volontari principalmente all’aspetto politico, sociale e culturale della nostra attività. Sottoscrivendo la nostra tessera, quindi, il socio dà davvero un aiuto materiale reale e necessario all’andamento del Milk, che, nell’ultimo anno, con un bilancio al tutto risibile, ha dato vita ad una serie di realtà a favore della comunità e di una positiva visibilità del mondo glbt di cui non possiamo che dichiararci soddisfatti.
La tessera non dà accesso ad alcun locale, offre al più qualche piccolo sconto presso esercizi commerciali che scelgono di garantire un ambiente friendly e visibilità del materiale informativo a tematica. Quel rettangolino di pvc attesta semplicemente una volontà politica e l’adesione ad una visione del fare attivismo ben determinata e strutturata, e si è talvolta preferito autotassarsi volontariamente piuttosto che alzarne il costo, per non rischiare di escludere dalla vita associativa i precari, i liceali, i disoccupati, e chi vive situazioni tutt’altro che brillanti dal punto di vista economico, specie in questo periodo.
Come leggete, la campagna tesseramenti ha per filo conduttore una citazione di Primo Levi dal romanzo “Se non ora, quando?”: Se non io per me, chi per me?
Al di là del significato che questa frase assume nelle sue sfaccettature nel testo di Levi, essa, così come è, inquadra a perfezione uno dei punti-cardine della nostra filosofia: non possiamo aspettare che i diritti ed un mondo migliore ci cadano addosso, è la singola persona (il singolo etero, il singolo gay, la singola lesbica, le singole e i singoli trans) che deve armarsi di tutto punto, metterci la faccia e combattere con gli altri per un futuro migliore. Siamo noi a dover scendere in strada a dialogare, farci conoscere, metterci a contatto con la gente e smetterla di pensare stizzosamente che tutto ciò a cui abbiamo diritto giunga nelle nostre mani per il solo fatto che ci spetti: ci spetta, è vero, ma vivendo una situazione di discriminazione siamo noi per primi a dover uscire dai nostri ghetti e lottare per superare quei vincoli che ci rendono non uguali agli altri davanti alla legge e nella mente degli omofobi. Noi e i nostri amici, parenti, conoscenti, sostenitori etero.
Se le persone di colore in America non avessero scelto una via al tutto simile a questa, oggi sarebbero ancora schiave del pregiudizio, del razzismo e della discriminazione di stato. Hanno fatto una rivoluzione mentale e culturale, hanno preteso che la legge si ricordasse di loro nell’asserire il principio di uguaglianza. Si son svegliati, ed hanno agito: hanno fatto la loro storia. Quanto dobbiamo aspettare noi glbt italiani? Dobbiamo forse continuare a passare le giornate nascosti dalla vergogna? Continuare a raccontarci tra associazioni quanto siamo bravi ad organizzare pride con coriandoli e musica stando morigerati e prudenti ad aspettare “il momento giusto” per agire? Ancora? Non sarebbe più conveniente, forse, che ciascuno di noi sentisse dentro di se la necessità di fare in prima persona un pride ogni giorno con ciò che avviene nella nostra vita, a casa, nel proprio paese, sul proprio posto di lavoro?
Scegliamo quindi di scrivere la nostra storia, insieme, e facciamolo seguendo e dando fiducia a tutti i nuovi percorsi che si stanno aprendo davanti ai nostri occhi (ma le avete viste le fiaccolate autoconvocate? Lì sta un bacino di persone che attesta le grandi possibilità del movimento!).
Se non noi… chi mai?
“Scegli di seguire i tuoi sentimenti, di non avere una maschera, di essere libero” dicono i volantini che distribuiremo a partire dai prossimi giorni. L’agire, l’essere visibili, l’essere fieri di noi stessi e dei nostri amori: questi sono i tre piloni su cui si basa la nostra idea di associazionismo gay. E avere in tasca una tessera di plastica, a volte, può aiutarci a ricordare i significati più profondi del nostro dovere verso noi stessi, il nostro paese e verso i nostri fratelli e le nostre sorelle gay, lesbiche e transessuali.
Se non lottiamo per un mondo migliore noi per primi, noi che sappiamo cosa vuol dire la discriminazione, chi lo farà mai?
Stefano Aresi, portavoce di Milk Milano
I commenti sono chiusi.