L’11 maggio 2018, alla Libreria Antigone di Milano, Christian Coduto presenterà il suo romanzo: Spalla a spalla. Le (dis)avventure di Carlo e Luana (2018, Milena Edizioni). Il nostro circolo ha partecipato all’organizzazione dell’evento, insieme a UAAR Milano e ad Agedo Milano Onlus. Come sempre, abbiamo voluto conoscere l’autore e la sua opera in precedenza. Buon assaggio!
- Spalla a spalla racconta la tragicommedia di tutti i giorni: la convivenza fra coinquilini, parenti, amici, colleghi… Quanta voglia di ridere, nel descriverla? E quanta voglia di piangere?
Io credo profondamente nel potere dell’entertainment! Portare un potenziale lettore a riflettere utilizzando un tono (apparentemente) più leggero non è affatto facile. Il fatto è che, spesso, si tende a confondere la commedia con il cabaret. La commedia ha regole che devono essere rispettate: se non c’è un retrogusto amaro, il tuo tentativo è miseramente fallito. Amo molto la commedia degli equivoci; mi piaceva l’idea di raccontare una storia incasinata, divertente, ma non superficiale. Carlo è la parte allegra, vivace. Luana è la controparte giudiziosa.
Il mio intento non era quello né di piangere né di far piangere, anche se mi rendo conto che alcuni dialoghi tra i due protagonisti possono provocare un piccolo momento di nostalgia: sono situazioni che attingono alla mia esperienza di amico, sono veri, reali.
- Quanta importanza ha l’orientamento sessuale dei protagonisti, nella trama del romanzo e dei loro rapporti?
Per ciò che concerne l’elemento della commedia degli equivoci, è fondamentale: Tania, la segretaria dello studio di grafica pubblicitaria in cui lavora Luana, è follemente innamorata di Carlo. Non crede alla sua omosessualità e, per conquistarlo, esce con Emilio che, giustamente, un po’ ce l’ha con lui, il suo “rivale” in amore. Da qui parte una sotto-trama piuttosto ingarbugliata.
Spalla@Spalla, però, è soprattutto una storia sulla dignità: non amo i luoghi comuni, i cliché: limitati, limitanti e di nessun aiuto alla causa. Gli omosessuali non sono esseri soprannaturali che vivono sull’arcobaleno. Siamo parte (da sempre!) di una società composta di almeno 7 miliardi di persone. Soffriamo, ridiamo, lavoriamo, paghiamo le tasse, andiamo a fare la spesa come tutti.
L’amicizia tra Carlo e Luana non è diversa o migliore di quella tra due amici eterosessuali.
- Carlo e Luana sono due personalità assai diverse, quasi antipodali; ma si vogliono bene e addirittura convivono. Cos’è che permette loro di volersi bene?
L’onestà. Dicono quello che pensano, anche a costo di fare male. Non fanno sconti, perché non avrebbe alcun senso. Carlo è consapevole del fatto che Luana lo sgridi perché non vuole responsabilizzarsi, non vuole crescere. Luana è rimproverata dal coinquilino perché ha innalzato barriere insormontabili che non vuole fare cadere, si è chiusa in se stessa. Cercano di migliorarsi a vicenda. D’altro canto, il fine dell’amicizia vera è questo.
Non sempre gli altri ti dicono ciò che pensano, senza cattiverie o gelosie. Quando tutto questo accade, è meglio tenersi ben strette le amicizie.
- Volersi bene e saper convivere: sono la stessa cosa? E perché, secondo te?
Purtroppo no. Sono due strade che non necessariamente riescono a trovare un punto di incontro. Pensa a quante amicizie sono finite dopo le vacanze estive: ho visto comitive solidissime sfasciarsi per un caffè in più pagato da uno del gruppo. La convivenza è un equilibrio assai delicato; richiede maturità da parte di tutte le persone coinvolte, tolleranza e un pizzico di self-control. È un po’ come l’amore, no? Riuscire a capire quanto le rispettive diversità caratteriali possano stare bene insieme.
- Un uomo e una donna vivono insieme; ma non sono una coppia e non lo saranno mai, per via del loro orientamento sessuale. Allora, è possibile un rapporto di amicizia fraterna senza benefits, tra persone di diverso genere? E occorre per forza essere omosessuali, per riuscire a realizzarlo?
L’amicizia è un bene universale, trascende l’orientamento sessuale.
Mi chiedi se un ragazzo e una ragazza possano essere amici, pur essendo eterosessuali? Io credo proprio di sì. Non si può essere attratti sessualmente da tutti allo stesso modo. E ti dirò di più: se convivessi con il mio migliore amico, che è bellissimo e intelligente, non succederebbe nulla (così come non è mai successo nulla tra di noi, in altre situazioni), perché siamo come fratelli.
L’amicizia, l’amore e l’attrazione sessuale sono su tre differenti livelli. Se uno di questi fattori sfocia nell’altro, quel sentimento non era puro all’origine. E il discorso, quindi, prende una piega differente.
- Nella storia, agiscono anche le personalità multiple di Luana. Le nostre personalità multiple possono essere invadenti quanto le persone cosiddette “reali”? E qual è il tipo di “nemico” peggiore? Quello interiore o quello esteriore?
Probabilmente, sono anche più invadenti delle persone che ci circondano! Non ti danno pace nemmeno per un secondo, ti accompagnano 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno. Ci sono durante il giorno, si manifestano durante la notte, te le ritrovi accanto persino se vai in bagno.
Non credo siano tue nemiche: ti conoscono bene, sanno come sei fatto e tirano fuori le tue insicurezze, perché in quel momento hai bisogno di affrontarle. È un percorso in cui ti ritrovi tuo malgrado, in maniera involontaria.
Da piccoli, tutti abbiamo avuto l’amico immaginario: confrontarsi con lui ci ha aiutato a crescere, conoscerci meglio. Con gli anni, il suo posto è stato preso da altre presenze, che amplificano i tuoi stati d’animo.
Vorrei precisare una cosa: Luana ha bensì personalità multiple, ma non è psicopatica! Ho estremizzato quello che un essere umano vive nella quotidianità: se, mentre lavi i piatti, te ne cade uno e si rompe in mille pezzi, non te la prendi con te stesso ad alta voce? Ho semplicemente romanzato episodi di questo tipo: Luana dà l’impressione di essere sicura di sé, ma nasconde una tenera fragilità.
- La convivenza di Carlo e Luana, oltre a non essere facilissima di per sé, è complicata dall’interazione con terzi. Un proverbio dice: “Poca brigata, vita beata”. Sei d’accordo?
Ho sempre avuto comitive numerose, sin da ragazzino. Grazie al mio lavoro e ai miei hobby (sono direttore artistico di una multisala a Caserta) ho avuto la fortuna di conoscere molte persone. Però, l’amicizia vera è un’altra cosa. Bisognerebbe riuscire a scindere gli amici dai conoscenti e fare in modo che i due mondi si mantengano su piani a sé stanti. La brigata diventa un punto di forza se non le permetti di superare alcuni limiti. È un equilibrio che necessita di un po’ di esperienza; io stesso ho avuto qualche spiacevole esperienza in passato. Di sicuro, gli elementi negativi vanno allontanati dalla propria vita: questo è certo. So di essere un po’ rigido, ma la selezione naturale diventa necessaria.
- Vivere coi propri simili è spesso necessario, ma raramente una passeggiata. Va di moda cercare l’ “autonomia assoluta”, così come rimpiangere società più “naturali e semplici” (spesso, più chiuse e autoritarie). Sono, in fondo, due modi di essere misantropi. Cosa rispondi a chi cerca di scappare dal contatto umano?
Io sono un animale sociale, credo si sia capito, vero? Amo confrontarmi con gli altri, conoscere. Eppure, in alcuni casi, anche io ho il bisogno di chiudermi un po’ in me stesso: come li affronti altrimenti i tuoi demoni in mezzo alla folla? Piccoli attimi di silenzio non possono che essere produttivi.
Gli estremismi non hanno mai giovato a nessuno: trovare una via di mezzo sarebbe la cosa migliore. Non ci sono ancora riuscito in pieno, ma ci sto lavorando!
Intervista a cura di Erica Gazzoldi