Dopo la serata dedicata all’omosessualità nella storia delle sitcom tenuta al Milk da Alessandro Martini si darà avvio il prossimo sabato 11 maggio a un analogo tema questa volta, però, proiettato sulla storia dei videoclip e le connessioni con il mondo lgbt. Roberto Cangioli, redattore di Pride per la sezione riguardante la musica, verrà in sede Guado, presso cui il nostro Circolo di Cultura Omosessuale Harvey Milk terrà l’iniziativa, a Milano in via Soperga 36 alle ore 17,00, e ci illustrerà una parte importante di questo genere artistico nelle connessioni con personaggi, rappresentazioni e immagini dell’universo lgbt. Una lunga carrellata, comprendendo anche proiezioni e visioni delle varie opere, di un’arte che coniuga elementi musicali con elementi figurativo visivi, e che sventaglia modi diversi di approccio e di narrazione dei temi lgbt e di personaggi legati a questo importante ambito, sarà fatta garantendoci una lettura puntuale e attenta del genere. Abbiamo intervistato il nostro futuro ospite per meglio inquadrare e prepararci ad affrontare l’appuntamento. Nel frattempo vi auguriamo una buona lettura, attendendovi all’appuntamento che non sarebbe da perdere.
- Quale è l’esempio storico più esemplificativo di video-clip a contenuto omosessuale?
Se per contenuto omosessuale intendiamo l’orgoglio gay, la “queerness”, direi It’s OK To Be Gay di Tomboy, che però in quanto a contenuti “alti” lascia alquanto a desiderare. Mentre se dovessimo parlare di un punto di rottura degli schemi, qualcosa che veramente ha significato non avrei dubbi, il primo video e forse ancora il più esemplificativo e che oltretutto traccia l’amore omosessuale tra due adolescenti è quello dei Sigur Rós, Viõrar Vel Til Loftárasa.
- Quale è stata l’evoluzione di questo genere artistico nel corso degli anni
che prenderemo in esame nel trattare il tema dell’omosessualità nei video-clip?
Come nella quotidianità il tema dell’omosessualità è apparso in principio con due connotazioni diverse, forse in contrapposizione tra loro. Da un lato in modo velato, della serie: dico, non dico, lascio ad intendere. Dall’altro con personaggi che inneggiavano alla trasgressività o al travestitismo (vedi Village People o Frankie Goes To Hollywood). Poi negli anni si è andando sempre più sdoganato, ma non ha raggiunto, se non in casi eccezionali, una sua “normalità”, la completa accettazione. Basti pensare ad esempio a canzoni attuali come Call Me Maybe di Carly Rae Jepsen in cui l’essere gay, che mette a repentaglio l’ideale agognato dalla cantante, è comunque visto come un comportamento quantomeno “strambo” .
Ovviamente mi riferisco a video di artisti stranieri, in Italia siamo ancora fermi alle macchiette o poco più. Solo Laura Pausini anni fa nel suo video I need love intravedeva l’amore gay come uno degli amori possibili. Un altro episodio più unico che raro è stato Daniele Silvestri e il suo Gino e l’alfetta del 2007.
- Quale influenza ha determinato nel mondo sociale l’utilizzo di alcuni temi di genere omosessuale?
Credo sia ancora prematuro pensare che i video musicali, in cui si tratta di omosessualità, possano in qualche modo aver contribuito a sensibilizzare in maniera consistente la società per quanto riguarda questo tema.
Un esempio: in Islanda un video come quello dei Sigur Ros ha senz’altro destato qualche perplessità, ma da noi sarebbe stato impensabile dieci anni fa e tutt’ora sarebbe censurato perché qualcuno assocerebbe ancora l’omosessualità alla pedofilia. Tuttavia, mi diceva Jonsi dei Sigur Ros, che a suo tempo l’unico problema era spiegare ai figli davanti alla tv che due ragazzi potevano volersi bene, cosa ritenuta alquanto normale dai genitori. Qui in Italia si griderebbe allo scandalo.
- Quale influenza ha determinato nel mondo della musica questo utilizzo?
Io, che non mi ritengo pessimista, piuttosto un ottimista con una lunga esperienza (J) ci vedo per la maggior parte l’intento di “scandalizzare”. La trasgressione è ancora un modo per attirare attenzione su di sé… e fare soldi. Quindi per ora soldi, soldi, soldi.
Credo poco invece all’intento dei pochi di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso un video clip anche se ultimamente anche in Italia, ne parleremo nel prossimo incontro, c’è stato e c’è qualche tentativo positivo.
- Vedi un’evoluzione in atto e futura e un pericolo di normalizzare e stereotipare l’omosessualità?
Io credo che l’ideale verso cui dobbiamo puntare (e qui vedo già le facce) sia che non vi sia più necessità di creare locali gay, saune gay o pride, il ché comunque è sinonimo di ghetto. E finché noi stessi ci ghettizzeremo, i politici faranno di tutto per permettercelo, facendo finta di essere disinteressati o peggio ancora scandalizzati del nostro ghettizzarci, chiudendo un occhio. In Italia ho avuto modo di parlare sia con gente dello spettacolo, sia con gente comune, che spergiurano dicendo che l’omosessualità è ormai una condizione accettata da tutti… questo atteggiamento è quello che permette il ritorno all’omofobia in maniera così prepotente come non ci ricordavamo da anni.
Dipende sempre dagli artisti, non si può generalizzare. Vi sono artisti (gay e non) per i quali inserire all’interno di un video due ragazzi che si baciano è un modo come un altro per rappresentare l’amore (vedi i Locomotif, che fra l’altro sono italiani) ; vi sono ancora artisti che lo fanno con il solo intento di apparire trasgressivi o altri che ancora presentano un modello stereotipato di gay.
- Esiste un’estetica omosessuale nei videoclip che narrano o che accolgono temi e riferimenti a riguardo del mondo lgbt?
Un momento d’oro sono stati gli anni ’90. Derek Jarman, ad esempio, ha prestato la sua opera ad un bel po’ di artisti (tra cui Pet Shop Boys e Smiths) e ha portato in qualche modo l’estetica gay all’interno dei suoi video clip. Un altro è stato Bruce Weber che ha prestato la sua opera ai Pet Shop Boys e a Will Young.
Io trovo che l’estetica odierna della maggior parte dei video che trattano questo tema sia la preponderanza del kitsch o di situazioni che richiamano ancora una volta l’idea di trasgressione (sadomaso, ecc.), quando non si limitano a scimmiottamenti di quanto è già di per sé deja vu. Questa idea è stata ripresa recentemente anche da web star italiane come Osvaldo Supino e Alex Palmieri.
Intervista fatta da Alessandro Rizzo