Se qualcuno volesse ricercare le fonti filologiche delle immagini di dipinti odierni e di fotografie dei più grandi registi internazionali di opere omoerotiche può benissimo accedere alla poetica e alla produzione di uno dei pionieri dell’arte a carattere omosessuale, quella di Henry Scott Tuke, nato a York il 12 giugno 1858, figlio di attivisti sociali nel campo medico e psichiatrico, tanto che il padre fondò una corrente innovativa di pensiero sul trattamento umano dei malati di mente, mentre il bis-bisnonno fondò Retreat a York, un moderno ricovero per pazienti affetti da patologie psichiatriche.
Il pronipote non seguì l’illustre carriera dei suoi predecessori ma passò ugualmente alla storia dell’arte come uno dei primi autori di opere raffiguranti ragazzi nudi, dall’età quasi acerba, avvenenti e sinuosi nelle forme e nelle curve del corpo: la sua immagine fu celebrata postuma da circoli di collezionisti omosessuali inglesi, rientrando a pieno titolo come uno dei capostipiti delle cultura del movimento di liberazione queer inglese, a cui venne dedicato da parte del noto critico Emmanuel Cooper un saggio edito da Heretic Books.
Da subito si iscrisse alla Slade School of Art di Londra, dove si diplomò per, poi, iniziare il suo lungo viaggio in diversi paesi europei e stabilirsi per un certo periodo in Italia, dopo aver studiato con il pittore Paul Laurens e collaborato con quello statunitense John Singer Sargent, nella cui produzione possiamo trovare anche nudi maschili seppure non caratterizzanti della sua arte. Incontrò diversi autori e poeti importanti a lui coevi, tra cui Oscar Wilde, tanto da essere influenzato da quello stile letterario tipico dell’uranianesimo, ai tempi l’omosessualità veniva definita sotto questa denominazione, e dare alla luce un saggio per The Studio e la sua opera “Sonetto alla gioventù”, pubblicata anonima su The Artist. Tornò in Gran Bretagna prendendo parte a un collettivo, colonia e compagnia, di artisti, tra cui troviamo Walter Langley, fondatore della scuola di Newlyn e promotore di quella cultura artistica tipica del realismo sociale, rappresentativa di lavoratori e pescatori con le proprie famiglie, e Thomas Cooper Gotch, influenzato da un carattere romantico delle proprie produzioni, amico di Tuke per tutta la sua esistenza.
È la Cornovaglia il luogo prediletto della produzione artistica di Tuke, dove si trasferì nel 1885 nella piccola cittadina di pescatori di Falmouth, e dove realizzò il proprio studio e laboratorio galleggiante su una barca ormeggiata nell’attraente e caratteristico porto. In questa dimensione di tranquilla pace in un’esistenza immersa nella natura e in un ambiente di piccole dimensioni e campestre, Tuke si dedicò al perfezionamento e all’evoluzione della propria poetica rappresentativa tanto da vivere in modo pieno e sicuro il proprio stile di impronta naturalistica fatto di tinte ardite, animose, leggere, vivaci e dinamiche. Il realismo che si respira nella rappresentazione dei suoi soggetti, quasi sempre giovani adolescenti avvenenti, molto delicati nei loro lineamenti, in pose soavi e intriganti, sensuali in quanto semplici ed elegantemente disinibiti, in situazioni di vita quotidiana quali la pesca o in ozio lungo un litorale, così come nell’azione di tuffarsi con leggiadria e armonia.
Se in una prima fase Tuke si dedicò ai temi mitologici, il suo approdo al realismo porta a delineare connotati di un artista omoerotico dalla sensualità spiccata nelle immagini immortalate. È importante sottolineare nei suoi quadri il gioco delle luci, il loro stagliarsi con delicatezza e grazia sui corpi freschi e vigorosi di floridi fanciulli, in totale controtendenza alla cultura di massa del suo periodo di un’arte classica dalle tinte spesso rozze e più marcate. Nelle sue opere non troviamo riferimenti esplicitamente sessuali tanto che, seppure discinti, i protagonisti dei quadri di Tuke non saranno mai in esplicite situazioni di approcci fisici e corporei espliciti. La loro sensualità sta proprio nella capacità di attirare l’immaginazione dello spettatore che fa del ragazzo immortalato oggetto di scenari dalle intense cariche eccitanti. Ricordiamo come riferimento ed esempio August blue (1893 – 1894), elemento quasi esemplificativo di una poetica ricercata e innovativa dell’artista per il suo tempo, forte e convinta, indice di una padronanza senza tentennamenti e senza indugi da parte dell’autore: in un tenue panorama marino estivo, quasi denso di una foschia che riporta alla memoria scenari e panorami onirici, ma allo stesso tempo altamente descrittivo del clima afoso che si respira in Inghilterra, giovani senza vesti in tono giocoso e allegro si atteggiano con grazia in procinto di tuffarsi da una barca alquanto precaria e insicura, ma che sorregge la delicatezza e tenuità dei protagonisti. Sembra quasi che Tuke abbia sublimato la sua sessualità in amicizie romantiche e complici in una contemplazione artistica senza precedenti. Tuke dall’animo eclettico nella produzione artistica, si dedicherà a Londra in un suo studio, che terrà come pied-a-terre dove poter completare le sue commesse, anche alla ritrattistica, tanto da vedersi autore di una delle sue più interessanti opere dedicate allo scrittore e soldato T. E. Lawrence, “Lawrence d’Arabia”.
Tuke arriverà a produrre anche nelle lontane Indie, tanto da vedersi dedicare, pur nelle difficoltà da lui incontrate di opposizione e ostilità del mercato a lui contemporaneo per i soggetti considerati troppo audaci, un banchetto in suo onore alla Royal Cornwall Polytechnic Society. Nonostante fu incoraggiato da colui che è considerato come “il primo esponente inglese di storia culturale”, John Addington Symonds, l’arte dell’artista inglese non venne debitamente apprezzata, tanto che lui stesso, come in “Calore e mezzogiorno” si trovò fare due versioni del dipinto, la prima più licenziosa la seconda più avveduta, in cui i protagonisti adolescenti sono stati coperti da pantaloni per coprire le proprie virtù maschili.
Tuke Morì a Falmouth nel 1929 in una condizione salutare precaria e di forte cagionevolezza. Non si sa bene se le sue opere siano state ispirazioni per molti autori della cinematografia omoerotica a noi contemporanea e post moderna, soprattutto perchè le immagini sono quasi sempre in movimento, ma è sicuro che Tuke rimane un riferimento costante in una letteratura dedicata alla celebrazione della figura maschile nell’arte figurativa, fuori da ogni stereotipo condizionato e condizionante, libera e autonoma e, forse proprio per questo, promotrice e generatrice di un’intensità sensuale senza precedenti.