Il titolo di questa rubrica è tratto da “Maledetta primavera” di Loretta Goggi, canzone che non tratta una tematica omosessuale ma che, suo malgrado, è diventata un’icona gay. Molti interpreti più o meno famosi, italiani e non, hanno cantato negli anni l’omosessualità, alcuni in modo serio, altri ironico, altri ancora sussurrato. Le canzoni sono lo specchio dei tempi in cui vengono create. Perciò riascoltare le canzoni omosessuali significa non solo riscoprire piccole gemme “a tema” magari dimenticate dal tempo, ma soprattutto analizzare la crescita umana e culturale di una società.
LA CANZONE PIU’ BELLA
(Alice)
Falsi allarmi – 1983
Ho amato da sempre Alice, sin da quando, agli inizi degli anni 70, cantava col suo vero nome, Carla Bissi. A dieci anni consumai il suo secondo singolo “La festa mia”, scritta da Franco Califano e col quale vinse la Gondola d’Argento a Venezia.
L’ho amata ancora di più nel 1975 quando, prodotta da Giancarlo Lucariello, tornò sulle scene col nome d’arte Alice Visconti e un concept-album intitolato “La mia poca grande età”, dalla copertina alla David Hamilton e undici bellissime canzoni scritte da Stefano d’Orazio dei Pooh.
Seguirono due singoli indimenticabili, “Piccola anima” e “Un’isola”, scritti dalla più grande paroliera italiana (Carla Vistarini, autrice dell’indimenticabile “La voglia di sognare” di Ornella Vanoni) e un LP “Cosa resta… un fiore”, non all’altezza del suo predecessore.
Nessuno di questi dischi portò all’attenzione del grande pubblico il talento di questa bravissima (e bellissima) cantante di Forlì.
Così Alice sparì per due anni, cambiò casa discografica e si affidò alle cure di un cantautore italiano che, fino a quel momento, si era divertito a fare musica sperimentale.
Tale cantautore si chiamava Franco Battiato e porto la cantante a vincere Sanremo nel 1981 con “Per Elisa”. Ma il capolavoro della coppia fu “I treni di Tozeur” che, presentata all’Eurofestival 1984, arrivò solo quinta ma scrisse una grande pagina della musica italiana.
Nel 1983, nel tentativo di affrancarsi dall’ingombrante presenza di Battiato, Alice pubblicò un album intitolato “Falsi allarmi” il cui singolo era “Il profumo del silenzio”.
Era un disco strano, particolare, affascinante nonostante qualche piccola zona d’ombra.
La terza traccia si intitolava “La canzone più bella” e, nella sua ambiguità, sembrava raccontare l’amore tra due donne, perse in una danza senza musica.
Donne uniche, capaci di catturare prima l’attenzione e poi l’anima di uno spettatore confuso che forse nasconde a se stesso i suoi sentimenti più profondi.
“Le due donne ballano e ti sfiorano l’anima… Voglia di amare, amore e solitudine”.
Forse l’uomo è innamorato di una delle due donne e non vuole accettare la realtà oppure insegue a sua volta un sogno perché “i sensi un po’ confusi reagiscono a un’idea”.
Ma che si tratti di un amore non ricambiato o di un desiderio che si fa fatica ad esprimere, l’uomo si fa coinvolgere da queste due donne gli fanno ballare “la canzone più bella… il battito del loro cuore”.
“No, non nasconderti!”. Con questa frase Alice termina la canzone, quasi un invito ad un coming out, perché “è l’istinto che ti perde l’anima”.
“Tu non vuoi perderti, o sì?”.
Domanda difficile per chi fa fatica ad accettare un sentiero che si discosta da quello che il mondo intorno sostiene essere giusto.
Nel frattempo sono passati quasi trent’anni e le cose sono cambiate, nonostante certe mentalità ottuse che continuano purtroppo a dettare legge.
Ma forse bisognerebbe semplicemente accettare l’invito di Alice: “Guardale e capirai!”.
Ma bisogna avere amato veramente per comprendere che davanti a certi sentimenti non può esistere nessuna regola, nessuna legge, nessuna restrizione, nessuna paura.
È stato molto bello, qualche settimana fa, rivedere Alice in un miniconcerto alla Milanesiana durante il quale ha annunciato l’uscita di un nuovo disco per il prossimo autunno.
Finalmente! È da “Viaggio in Italia” del 2003 che l’artista non ci regala un album in studio, anche se si trattava di una raccolta di cover (l’ultimo disco di inediti è “Exit” del 1998).
Sentire la sua voce, ancora così profonda, coinvolgente e straordinaria, ci fa arrabbiare con tutte le grandi protagoniste della musica italiana che, assenti da troppo tempo dalle scene, hanno lasciato libero spazio alle varie “amiche” Alessandra Amoroso o Emma Marrone.
Comunque, nell’attesa, possiamo sempre riascoltare Alice in un gioiello (non rubato) come “Il vento caldo dell’estate”.
Con Caronte che impazza, è proprio quello che ci vuole.