Ritornano i “Balletti verdi”. La ripubblicazione del libro di Stefano Bolognini, edito da Liberedizioni, ci offre la possibilità di leggere alla luce dell’attualità uno dei più grandi scandali omosessuali del Novecento italiano. È, anche, questa, un’opportunità di poter analizzare come la Chiesa, la cultura del tempo, la stampa hanno trattato alcuni episodi che hanno colpito figure notorie del mondo dello spettacolo, del teatro e delle televisione per, poi, finire, con alcuni alti prelati del mondo clericale. Il tutto veniva liquidato con parole offensive e di alta denuncia dell’omosessualità, di certo non vista, come dovrebbe essere, naturale espressione di un orientamento ma, bensì, come occasione strumentale per inaugurare una nuova caccia alle streghe. Tutto veniva, così, nascosto e insabbiato con l’ipocrisia che contraddistingue spesso il nostro paese. Nel perbenismo borghese ed eterossessista degli anni 60 e nella città di Brescia, “leonessa d’Italia”, veniva, così, allo scoperto un mondo sconosciuto e ignorato: ci si chiede come oggi possiamo leggere questo episodio “montato ad arte” e come sarebbero trattati nuovi e simili “balletti verdi”. Abbiamo intervistato l’autore, Stefano Bolognini, preparandoci, così, all’incontro che ci troverà impegnati e interessati come Milk, Venerdì 19 ottobre alle ore 20:30, presso la sede del Guado di Via Soperga 36 a Milano
Perché oggi parlare ancora del maggiore scandalo gay italiano?
Perché se n’è parlato troppo poco e male, perché l’odio di ieri continua ad avere delle influenze nel dna di noi gay di oggi e perché, grazie ad un confronto diretto con gli anni Sessanta riusciamo disegnare la misura di quanto sia cambiato, in meglio e nonostante tutto il nostro paese. E poi, al di là di noiose lezioni di storia tutte a date, tornare a raccontare i parchi all’aperto, i cinema, la Buoncostume e gli amori negati è una lezione per tutti contro l’odio e la discriminazione.
Perché si chiamavano “Balletti verdi”?
Balletti erano chiamati dalla cronaca nera dell’epoca tutti gli scandali che avevano a che fare con la sessualità e verde era il colore che si metteva in relazione agli omosessuali: era verde il garofano fatto ad arte all’occhiello di Oscar Wilde. Il caso vide più di 150 omosessuali bresciani implicati in un presunto giro del vizio e nella corruzione di minorenni. Dopo anni le accuse e il processo dimostrarono che era tutta una montatura. Ma per alcuni era troppo tardi: due omosessuali si suicidarono.
Un’attenta e accurata operazione di ricerca storica ti ha condotto a proporre un puntuale saggio su un episodio rimosso nella memoria collettiva: che cosa ti ha condotto a intraprendere questa impresa?
E’ tutta colpa di mia madre: quando ho fatto coming out, come racconta approfonditamente nel mio Una Famiglia normale (ed. Sonda 2008), mi chiese se ero tra quelli dei “balletti verdi”. Sono bresciano e lo scandalo gay, ad ani di distanza era rimasto nella memoria collettiva. Poi incontro Giovanni Dall’Orto, gli dico che vorrei fare il giornalista, e mi suggerisce di incominciare dai balletti verdi. Bhe, il giorno dopo ero in biblioteca a cercare di districare la matassa nebbiosa, non una data, non una informazione certa, solo uno scandalo mai raccontato e analizzato.
Com’è avvenuta la fase di produzione del saggio e di ricerca?
Ero giovane, diciamo che è stato istintivo. Trovato un articolo dell’epoca e una data hanno cominciato a uscire sulla questione quantità sbalorditive di materiale. Alla faccia di chi sostiene che storicamente di omosessualità si sia parlato poi. Negli anni Sessanta ne parlò tutto il Paese, ma non parlava di omosessuali, parlava di vizio, corruzione e turpitudini e di pericolosi individui…
La stampa come ha reagito a tali episodi e, soprattutto, come li ha presentati, sia essa organo di stampa di partiti di sinistra, sia di destra, sia clericali?
La stampa, ieri come oggi, non ha esitato a buttarsi a capofitto nella vita di omosessuali inermi sbattendoli in prima pagina. I partiti, senza esclusione, si affrettarono a condannare all’unisono il vizio. Insomma l’omosessuale, un po’ come oggi, era un ospite politicamente sgradito.
La Chiesa ha visto anche alcuni propri esponenti implicati nel caso: come reagì il clero difronte a questo e attraverso quali strumenti cercò di insabbiare i fatti?
Con articoli a difesa del clero bresciano e persino il Vescovo della città, cosa inaudita per l’epoca, ebbe a intervenire direttamente nel dibattito respingendo ogni addebito e mentendo.
Oggi ci sono nuovi “balletti verdi” e, in caso affermativo, come verrebbero trattati?
Oggi un caso come i balletti verdi sarebbe immediatamente demolito dalla stampa: nemmeno quella di destra osa più iperboli che richiamano al mondo del vizio per raccontarci. Il problema è che decine di innocenti soffrirono pene enormi per quel caso montato ad arte. Ricordarlo è un modo per risarcirli e per pretendere che non accada più.